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Mar 20, 2022 - Rosa Croce d'Oro XVII° sec., Rosacroce del XVIII° sec., Senza categoria, Thesaurus Thesaurorum Rosa et Aurea Crucis    Commenti disabilitati su Il Vestibolo del Tempio della Vera Rosa Croce (estratto)

Il Vestibolo del Tempio della Vera Rosa Croce (estratto)

Il luogo o stato in cui vive il vero Rosacroce è troppo elevato e glorioso per essere descritto a parole. Quando entriamo nel Vestibolo del Tempio della vera Rosa Croce, entriamo in una regione di pura beatitudine e felicità. C’è un fulgore di luce soprannaturale, in cui cessa ogni pensiero laborioso e ogni esercizio dell’immaginazione, allo scopo di attrarre conclusioni logiche sull’ignoto, poiché in quella luce è il regno della pura conoscenza; vivere lì è percepire, e percepire è conoscere. In quel paradiso della coscienza celeste non può entrare nulla di impuro. Non c’è posto per la carne e sangue terrestri; ma gli esseri spirituali che abitano quel regno sono fatti della carne e del corpo di “Cristo”, in altre parole, della sostanza dell’anima spirituale.
H.P. Blavatsky, nella sua “Chiave per la Teosofia”, dice che ci sono esseri che hanno raggiunto uno stato di coscienza spirituale che darebbe loro il diritto di entrare nello stato di Nirvana; tuttavia, per compassione per l’umanità, rimangono ancora residenti su questa terra, abitando invisibilmente agli occhi dei mortali il piano astrale del nostro pianeta. In ciò, descrive il vero ordine della Rosa Croce d’Oro come una Fratellanza spirituale, e se uno di questi esseri superiori, per uno scopo o per l’altro, si reincarna in un corpo umano su questo pianeta, allora ci sarà un vero Rosacroce in una forma visibile su questa terra.

Il Caldeo

Quando si parla di Rosacroce sette-ottocentesca, spesso compare un archetipo comune, quello del Caldeo.

 

Il Conte di Westerlool possedeva un importante corpus di scritti alchemici italiani e molto s’interessò a Giuseppe Francesco Borri (Medico e alchimista, legato alla storia della Rosacroce d’Oro dell’Italia del tempo). Di quest’ultimo possedeva un manoscritto di ricette, oggi noto come Libro del Cavalier Borri. Probabilmente acquistò i testi italiani in occasione di un viaggio fatto a Roma, nel quale fu ospite di un antiquario. Il Conte ha lasciato due tomi di memorie delle sue gesta.

 

Il Protagonista del più famoso romanzo di Edward Bulwer Lytton, “Zanoni”, è un Caldeo immortale, conoscitore dei segreti della natura. Questi fu iniziato, nell’antica Caldea da Megnur. Vi è una certa somiglianza fra Megnur, più che Zanoni, e il caldeo descritto dal Conte di Westerloo. Di fatto con Zanoni quest’ultimo avrebbe poco in comune.

Molto interessante notare che Sir. Lytton dice di aver ricevuto il testo da un antiquario di libri antichi, che si scoprirà essere Glyndon, il giovane ambizioso che fallì l’iniziazione.

Sembra che Sir. Lytton fosse membro della Societas Rosicruciana in Anglia (SRIA), nei rituali della quale vediamo (quelli del 1860) un rimando alla Rosacroce d’oro di Federico Gualdi ed un riferimento al maestro di Gerolamo Ruscelli, Alessio Piemontese (identificato in seguito con lo stesso Ruscelli).

 

Nel Thesaurus Thesaurorum a Fraternitate Rosae et Aureae Crucis Testamentum – 1580, negli statuti in apertura leggiamo all’articolo 26 che a un fratello che si rechi in un luogo dove ha già soggiornato per parecchio tempo in passato, è chiesto di cambiare la propria figura per mezzo della pietra per non essere riconosciuto. Questa ingiunzione compare solo nella versione tedesca degli statuti, mentre in quella italiana, troviamo un riferimento nell’articolo 31 ove è detto che se un Fratello vuole RINNOVARSI, deve passare tre regni e restarvi per dieci anni senza poter tornare da dove è partito per almeno 30 anni.

L’undicesimo libretto del detto Tesaurus ha titolo COME UN MAGO PUO’ CAMBIARE LA SUA NATURA E RINGIOVANIRE. Questo libretto riporta un procedimento, ovviamente simbolico, grazie al quale il mago può mutare il suo aspetto e durante questa catarsi cambia anche capelli e denti. Vediamo qui un tratto comune con quanto il Caldeo disse al Conte di Westerloo. Lo stesso procedimento si ritrova nel libro dei rituali della massoneria egizia di Cagliostro e corrisponde alla seconda quarantena.

 

Riassumendo

Quando nei testi citati si parla di rinnovamento, questo è una metafora per la Trasfigurazione. Tuttavia, i Caldei di questi racconti, e gli stessi testi, lasciano trasparire una certa longevità negli Adepti in questione.

Sembra quasi che l’uomo alla nascita abbia un tempo di massima che gli è concesso, tempo che può essere anche piuttosto lungo (il caldeo sostiene sino anche a mille anni).

A proposito di longevità riporto da wikipedia cosa la ricerca genetica ha trovato:

<<Il telomero è la regione terminale del cromosoma, da cui deriva il nome stesso, composta di DNA altamente ripetuto, non codifica per alcun prodotto proteico. Il telomero ha un ruolo determinante nell’evitare la perdita di informazioni durante la duplicazione dei cromosomi, poiché la DNA polimerasi non è in grado di replicare il cromosoma fino alla sua terminazione; se non ci fossero i telomeri la replicazione del DNA comporterebbe dopo ogni replicazione una significativa perdita di informazione genetica. Diversi studi hanno dimostrato che il progressivo accorciamento dei telomeri ad ogni ciclo replicativo sia associato all’invecchiamento cellulare.>>

vedi (http://it.wikipedia.org/wiki/Telomero

 

Sembra che un neonato abbia circa il doppio di Telomeri di un sessantenne.

Per quanto riguarda la rigenerazione cellulare ricerche fatte in laboratori statunitensi hanno mostrato che se possibile attivare capacità rigenerative in un campione di cavie da laboratorio, è anche vero che ad ogni rigenerazione si ha un accorciamento dei Telomeri e che le cellule cerebrali sembrano essere le uniche non rigenerabili.

Sembra quindi che anche la genetica confermi che una l’uomo ha una possibile durata massima per la vita biologica, che però si riduce progressivamente durante il corso della vita stessa, ma mai si allunga.

Cito sempre dallo stesso articolo di Wikipedia:

<<Nell’uomo, ad esempio, numerosi tumori sono in grado di aumentare l’attività della telomerasi, ottenendo una capacità di replicazione pressoché infinita.>>

Nello stesso articolo, a proposito di possibili terapie geniche per l’attivazione della Telomerasi nell’uomo, si legge:

<<Le principali perplessità della comunità scientifica riguardo a questo tipo di approccio, comunque, riguardano l’eventuale rischio cancerogeno che tali farmaci potrebbero comportare: l’allungamento della vita di ogni cellula, infatti, è intrinsecamente correlato ad un aumento della vulnerabilità al cancro.>>

Sembra quindi che la Natura abbia posto un limite biologico invalicabile alla massima longevità possibile per ciascuno.

L’uomo però, se non può aggiungere un solo giorno al limite fissato per la sua dissoluzione, può, tuttavia, togliervi vari decenni a causa della sua condotta.

E’ palese che lo stile di vita sia un importante fattore nel determinare la durata di una vita. Se la vita è in armonia, reale, con il Logos, allora, i fattori che danneggiano la struttura biologica (compresi tutti i suoi aspetti sottili) sono ridotti. Questo non significa che un modo di vivere sano allunghi necessariamente la vita ma evita di ridurre il tempo che c’è concesso.

Inoltre avere uno stile di vita sano, dal punto di vista di un iniziato, significa qualcosa di diverso da quanto solitamente s’intende con questa espressione.

Per l’iniziato significa vivere in armonia con le leggi del Logos e per poterlo fare è necessario comprenderle e adeguarvisi. Per giungere fare questo è quindi necessario un profondo lavoro su di sé.

Ad esempio, essere vegetariani è un ottimo aiuto sul cammino, ma il non nutrirsi di animali non elimina gli aspetti di aggressività, legati all’auto-conservazione, presenti nel nostro astrale. Per eliminarli è necessario un lavoro personale e profondo.

Per un Adepto queste considerazioni sono importanti poiché la sua vita, essendo una Vita di Servizio, è un contributo al piano di Salvezza per l’umanità.

Il Caldeo è un archetipo che rappresenta l’Iniziato che ha raggiunto il fine dell’iniziazione e che per tale motivo è disinteressato alla bolgia quotidiana.

Egli è immortale secondo l’anima-spirito e longevo secondo il corpo, per quanto questo serva al lavoro al Servizio dell’Opera di Dio, per la salvezza del mondo e dell’umanità.

Come però si legge a proposito dei Fratelli nella Fama essi “Trascorsero la loro vita in questo lodevole comportamento; tuttavia, sebbene i loro corpi fossero immuni da ogni malattia e dolore, queste anime non potevano oltrepassare il termine fissato della dissoluzione.”.

Le scelte o gli atteggiamenti, di un simile Adepto, sono incomprensibili per chi non ha raggiunto tale stato.

Un simile Fratello o Sorella sa ottenere la Pietra e utilizzarla con sapienza per la propria totale Trasfigurazione ed al servizio degli altri.

 

Buon Cammino!

Ott 2, 2012 - Fonti per Ricercatori, Frammenti, Rosacroce del XVIII° sec.    Commenti disabilitati su Lo Zelator della SRICF (ramo americano della SRIA).

Lo Zelator della SRICF (ramo americano della SRIA).

Nel rituale di Zelator in uso nel 1880 e nel SRCF (Societas Rosicrucoiana in Civitatibus Foederatis – Società Rosicruciana negli Stati Uniti), ramo americano della SRIA (Societas Rosicruciana in Anglia – Società Rosicruciana in Inghilterra), veniva fatta una lettura nella quale si introduceva la figura di Gualdi e la sua ricerca per realizzare l’Elixir vitae. Federico Gualdi, è presentato come un Magister Templi, che si dedicò alacremente a tale alchemico lavoro.

La lettura, racconta che ogni giorno egli aveva la viva speranza di raggiungere il fine, era sicuro di essere sul punto di riuscirvi. La sua speranza era così forte che si trasmise anche alle menti dei suoi compagni.

Avrebbe voluto suonare la campana e far sobbalzare la sua anima.

In caratteri di fuoco scrisse “Igne Nitrum Roris Invenitur”, “dal fuoco il nitro della rugiada viene estratto” e questa sarebbe stata la sua soluzione.

Una notte, a mezzanotte, mentre tutti dormivano, lo speranzoso Gualdi si alzò dal suo seggio in pietra nella brillante cappella rocciosa e gridò “Eureka!”. Suonò la Campana, i monaci accorsero uno dopo l’altro nella Camera Santa. Al centro dell’altare trovarono i libri aperti di Gualdi, al loro fianco un piccolo recipiente contenente nitro e un crogiolo con oro tenuto in soluzione.

Dopo una più attenta ricerca fu rinvenuto Gualdi prono al suolo con ancora in mano il battaglio della campana.

 

Questo in sintesi il racconto su gualdi.

 

Sempre nel rituale sono anche indicate le quattro parole di passo dello Zelator: Immortalità, Speranza, forza, Virtù.

 

 Dalla “The Royal Masonic Cyclopaedia”, redatta da Kenneth Mackenzie, apprendiamo che nella SRIA il nome mistico dello zelator era “Periclinus de Faustis”*, che significa “avventuriero benedetto”.

Tale nome mistico, però, non figura nei rituali del 1880 del ramo Americano. Tuttavia Mackenzie era ancora vivo al tempo in cui tali rituali furono redatti e per tale motivo i nomi mistici da lui indicati rivestono comunque un particolare interesse.

Cosa suggeriscono questi elementi tratti dal rituale del 1880, e il nome mistico riportato da Mackenzie?

Di Gualdi è detto che era un Magister Templi, ovvero, l’ottavo grado della SRCF e della SRIA.

Nel racconto appare desideroso di suonare la campana che fa sobbalzare l’anima. Si tratta di un’immagine che suggerisce il momento in cui l’iniziato può partecipare al lavoro, magistralmente descritto nelle Nozze Alchemiche. In tale testo leggiamo che quando CRC riceve l’invito alle Nozze, la sua umile dimora trema tanto da fargli temere che sarebbe crollata.

Nel racconto sono presentati gli obiettivi dell’intero lavoro iniziatico, così che l’iniziato possa aspirarvi sin dall’inizio.

Ad un certo punto del racconto Gualdi si alza dal suo seggio in pietra. L’uomo naturale è prigioniero della forza di attrazione della materia terrestre e può rialzarsi solo grazie ad un lavoro cosciente su di sé. Un simile lavoro, però, può essere realizzato solo se prima è stata edificata una coscienza capace di adempiere i compiti interiori, che l’iniziato deve assolvere, per liberarsi e per aiutare gli altri nel loro cammino di liberazione. L’alzarsi e il gridare “Eureka!”, suggerisce questa illuminazione della coscienza, della nuova coscienza.

Solo in questo stato può suonare la campana, solo ora può partecipare al vero lavoro alchemico interiore ed esteriore.

Apprendiamo dal racconto che lo scranno di pietra si trovava in una brillante cappella rocciosa.

Quando giungono i confratelli di Gualdi, non lo trovano subito, e rinvengono sull’altare i libri di Gualdi, una boccetta contenente nitro e un crogiolo con oro mantenuto in soluzione.

Cosa significa tutto ciò?

La Scintillante Cappella rocciosa è il corpo mentale, nel quale l’Insegnamento universale ha messo le sue radici e fruttificato. L’Anima-Spirito è nata, lo Spirito si è potuto unire al corpo mediante l’Anima Nuova.

Per mantenere in soluzione un metallo è necessario un calore adeguato e costante. E’ l’immagine dello spirito igneo di Cristo, il fuoco che arde nell’Anima del risuscitato.

Qual è la via per giungere a tale risveglio dell’uomo divino?

Questa è indicata nella formula “Igne Nitrum Roris Invenitur”.

Il Nitrum è l’azoto, l’Azoth, ovvero, l’opera dei filosofi che con il fuoco può essere estratta dalla rugiada.

La rugiada è un’acqua che non cade dall’alto ma si eleva dal basso. Essa è l’immagine dell’Anima Nuova che deve essere riedificata dal basso, dal lavoro su di sé che l’uomo deve compiere.

Il fuoco di cui si parla è il fuoco cosmico del Cristo.

Nel Vangelo di Luca 12,49 leggiamo: 49 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!

Nel Vangelo di Tommaso, al logion 10 leggiamo: [10] Gesù disse: Ho gettato fuoco sul mondo, ed ecco, lo custodisco fino a che divampi.

L’Azoth è quindi la realizzazione dell’Anima-Spirito.

Le quattro parole di passo sono contengono il fine, del lavoro dell’iniziato, e i mezzi per raggiungerlo.

L’Immortalità è il fine. Mantenendo viva la Speranza più nascere ed essere rafforzata quella fede che è capace di spostare le montagne degli ostacoli interiori. Grazie alla Speranza e alla fede che ne nasce, l’iniziato è in grado di ricevere la Forza, la radiazione ignea del Cristo cosmico, con la quale può consolidare in sé la Virtùnecessaria alla realizzazione dell’opera dei filosofi.

All’inizio di questo lavoro lo Zelator doveva rafforzare la speranza e apprendere, di conseguenza, la perseveranza. Egli era un avventuriero poiché intraprendeva la grande avventura sul cammino di ritorno al Padre ed in tale avventura era veramente fortunato poiché, in ciò, era assistito e sostenuto da Dio stesso.

Buon Cammino!

 

*[Nota storica interessante: I nomi mistici che Mackenzie riporta non mi risulta figurino nei rituali della SRCF del 1880, non sono in grado di dire se in quelli della SRIA di tale periodo figurassero o meno. Tali nomi mistici furono invece (tutti o solo alcuni) utilizzati nei rituali di altre soecità esoteriche di fine ‘800 – primi ‘900, aventi gradi con i medesimi nomi ma rituali alquanto differenti da quelli della SRIA e della SRICF. 

Il nome mistico del Magister, secondo Mackenzie è “Pedemontanus de Rebus” che significa “circa le pendici del monte”. Interessante vedere che Pedemontanus era il cognome in latino di Alessio Piemontese (Alexius Pedemontanus), nome che sembra essere stato lo pseudonimo sotto il quale Girolamo Ruscelli scrisse e pubblicò alcune opere alchemiche. Fra tali opere figura anche il famoso “segreti nuovi di meravigliosa virtù”, nel cui proemio si trovano gli articoli della società segreta alla cui fondazione nel napoletano partecipò anche lui, all’incirca nel 1542-43. Gli articoli richiamano quelli degli Statuti napoletani del 1678 della rosacroce d’oro che indicano il 1542-43 anno di nascita della congrega. Alexander De Denann, mostra come il Ruscelli sia all’origine della Rosacroce d’oro in Italia, nel napoletano. Il rimando alla figura storica di Federico Gualdi, ci riporta alla Rosacroce d’oro tedesca ed alle sue diramazioni italiche a Venezia (Federico Gualdi), Pesaro (Francesco Maria Santinelli), Roma (Massimilano Palombara) e Milano (Giuseppe Francesco Borri). Il Santinelli fu allievo di Gualdi e fece parte del circolo del Palombara a Roma. Borri fu vicino alla Regina di Svezia Cristina, mecenate di diverse accademie culturali e fra queste il circolo alchemico del Palombara a Villa Palombara, dal quale si narra sia passato anche il Borri, anzi sembra che le conoscenze del Palombara fossero dovute al suo incontro con il Borri. In definitiva sembra che i rituali del 1880 e l’ambiente nel quale ebbero origine fosse ispirato alla Rosacroce d’oro nelle sue radici italiche e successive diramazioni tedesche.]