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Lug 25, 2015 - Confessio Fraternitatis, Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614, Fama Fraternitatis; Fratello C.R.C., Cristiano Ros    Commenti disabilitati su Segni nella Costellazione del Cigno

Segni nella Costellazione del Cigno

E’ del 23 luglio 2015 l’annuncio della scoperta di un pianeta, Kepler 452-b,  simile alla terra e che come la terra ruota attorno ad una stella simile al nostro Sole (anche se più grande). Questo pianeta e questa stella si trovano nella costellazione del Cigno.

E’ una singolare coincidenza che proprio nel 2015, a 400 anni dalla pubblicazione della Confessio Fraternitatis sia stata fatta una così importante scoperta nella costellazione del Cigno.

Nella Confessio Fraternitatis Fosse Crucis leggiamo <<Si, il Signore Dio ga già inviato alcuni Messaggeri, che dovrebbero testimoniare la sua VOLONTA’, vale a dire, alcune nuove stelle, che appaiono e sono viste nel firmamento in Serpentario e Cigno, il che significa e ed esse stesse lo fanno sapere a tutti, che sono Segni potenti di cose importanti. >.

Forse vale la pena di leggere e meditare quanto questo antico scritto possa, ancora oggi, insegnarci sotto più di un aspetto.

Buon Cammino

 

Feb 14, 2013 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614, Fama Fraternitatis; Fratello C.R.C., Cristiano Ros    Commenti disabilitati su La Luce dell’Anima, il Sestuplice Contratto e la prova degli Axiomata

La Luce dell’Anima, il Sestuplice Contratto e la prova degli Axiomata

Prosegue il commento alla Fama Fraternitatis…..

 

N.B.: Vi sono alcune traduzioni che quando si riferiscono a Fr. Cristiano Rosacroce a volte nel trascrivere i nomi puntati (es.: Fr. R.C) omettono una delle lettere puntate (es: Fr. R.C. al posto di Fr. C.R.C). I nomi puntati, citati nel post che segue, sono stati verificati su una scansione fotografica del testo originale. Questo perché in alcuni punti della Fama lo stesso nome viene puntato diversamente, per ragioni numeriche, e quindi una errata trascrizione ne falserebbe la possibile interpretazione aritmosofica e cabalistica.

La luce dell’anima e la prova degli Axiomata

 

Nella Fama è detto che se i Fratelli del passato avessero vissuto nella chiara dei tempi in cui gli autori del testo scrivevano, allora, sarebbero stati capaci di affrontare più efficacemente le obbiezioni, che la religione e la filosofia presentavano, verso le esigenze che l’Anima del cercatore della verità ha, nel suo processo di risveglio, ma che la teologia e la filosofia non possono soddisfare appieno.

 

La Luce dell’Anima è capace di svelare i misteri e di darne una comprensione concreta. Colui o colei che presenta la Verità scaturita da una tale comprensione non può essere messo alle strette da una Teologia o da una Filosofia che poggia solo sulla comprensione della coscienza ego.

 

Una vera trasformazione può avvenire solo sulla base di una collaborazione, di un dialogo, sulla base della Luce dell’Anima rinata, non dal conflitto o dalle rivalità.

 

<<Dal momento che, ora, questi otto Fratelli avevano disposto e ordinato tutte le cose in modo tale, che non c’era adesso alcun bisogno di nessun gran lavoro ulteriore, ed anche che tutti erano sufficientemente istruiti e perfettamente in grado di discorrere sulla filosofia segreta e manifesta, come all’inizio avevano già convenuto, non sarebbero rimasti più insieme, ma si sarebbero divisi in diversi paesi, perché non solo i loro Axiomata in segreto potessero essere più profondamente esaminati dai dotti, ma anche perché se essi stessi, in un paese o in un altro avessero osservato qualcosa, o percepito qualche errore, se ne sarebbero informati l’un l’altro.>

 

Quado il campo di una Scuola Spirituale autentica è formato, quando sia l’aspetto interiore sia quello esteriore sono stati approntati, questi si può aprire alla prova del mondo e se necessario il tiro deve essere corretto per poter operare in vera armonia con le possibilità cosmiche del momento. In queste prime fasi del lavoro è necessario sottomettere l’insegnamento all’esame <<dei dotti>>, ovvero, dei cercatori più ferventi e solo in un secondo tempo questi potrà essere offerto anche ai più timidi.

 

Il Sestuplice contratto

 

<<Convennero su questi punti:

 

   In primo luogo, che nessuno di loro professasse qualsiasi altra cosa che curare i malati, e questo gratuitamente.

 

   In secondo luogo nessuno dei posteri sarebbe stato costretto a indossare un determinato tipo di abito, ma in essa (n.d.t: la Fraternità) si sarebbe seguito il costume del paese.

 

   In terzo luogo, che ogni anno, nel giorno C., si sarebbero incontrati insieme nella dimora Sancti Spiritus, o avrebbero scritto la causa della propria assenza.

 

   In quarto luogo, ogni Fratello si sarebbe cercato una persona degna che, dopo la sua morte, potesse succedergli.

 

   In quinto luogo, la sigla RC sarebbe stata il loro sigillo, segno, e carattere.

 

   Sesto, La Fraternità sarebbe rimasta segreta per cento anni.>>

 

Un vero Fratello dell’Ordine accetta spontaneamente queste sei condizioni che si possono così tradurre:

 

1-   Offrire la cura per il male fondamentale dell’uomo, per quel male dal quale origina ogni altro male, ovvero, l’ignoranza di Dio e la vita in disarmonia con il Logos. Nulla può comprare questa cura, nessuna quantità di denaro è equiparabile al valore di tale medicamento. Per questo motivo esso può essere offerto solo gratuitamente.

 

2-    Per apportare la cura, ovvero, il cammino interiore ed esteriore che porta alla rigenerazione del microcosmo, danneggiato dalla caduta, è necessario parlare agli uomini con la lingua che possono comprendere. L’insegnamento deve quindi essere sempre adattato ai tempi ed ai luoghi nei quali deve agire. Se anche le più sublimi verità ci fossero, insegnate in una lingua a noi incomprensibile, quale ne sarebbe il giovamento per la nostra anima?

 

3-    I fratelli di un tale ordine testimoniano di farne parte perché s’incontrano nella Dimora Sancti Spiritus, ovvero, si trovano quali pietre viventi nel Campo di Forza di un tale Ordine o Scuola. Cosa significa una volta l’anno il giorno C.? Seguendo la stessa logica aritmosofica/cabalistica, utilizzata in precedenza, “il giorno C.” sarebbe il “Terzo Giorno”, ovvero, il giorno della risurrezione. A questo punto ci si potrebbe chiedere perché una volta l’anno. Un anno rappresenta un ciclo completo, e un ciclo ha un inizio ed una fine. L’inizio e la fine del ciclo alluso in questo punto è sempre il terzo giorno, in altre parole, quello della risurrezione, che quindi diviene uno stato permanente. Un Fratello che non si trova più in tale stato deve giustificarne il motivo, alla Fraternità ma soprattutto a sé stesso. Perdere un simile stato di grazia è un vero peccato (in tutti i sensi).

 

4-   Perché l’Opera della Fraternità possa continuare, a essere soccorrevole per l’umanità, non devono mancare Operai degni e capaci di proseguire il lavoro.

 

5-    La rosa che fiorisce sulla croce è il segno distintivo di un vero Fratello dell’ordine. Questa sigla è l’immagine del suo stato interiore ed esteriore. Il suo stato aurale, la rosa, e la sua personalità, la croce, sono i viventi testimoni della sua unione con lo Spirito. Spirito, anima e Corpo sono un tutt’uno in lui.

 

6-    Prima di potersi aprire al pubblico, una Scuola o Ordine di questo tipo deve aver costruito un solido nucleo perfettamente funzionante e resistente alle avversità del tempo in cui opera.  

 

<<Si giurarono l’un l’altro d’osservare i sei arti­coli e cinque dei fratelli partirono.  Solo i fratelli B. e D. rimasero per un anno con il Padre Fr. R.C. Quando anch’essi partirono, rimasero con lui suo cugino e Fr. I.O.,  cosicché ogni giorno della sua vita egli ebbe sempre con sé due fratelli.>>

 

Cinque sono i fluidi che compongono l’anima umana. Questi cinque fluidi devono essere purificati dal lavoro e dal confronto degli Axiomata, dell’insegnamento con la vita reale e le sue illusioni e sofferenze.

 

Il Padre e Fratello R.C., rimase sempre in compagnia di due altri confratelli. All’inizio rimasero con lui B e D, poi R.C  (suo cugino) e I.O.

 

1)    RC = 20 che ridotto da 2 (Spirito); B = 2 (Spirito); D=4(anima); la somma di RC+B+D = 26. 26 è il valore ghemmatrico del tetragramma YHWH. Inoltre se riduciamo il tutto otteniamo 8 (Spirito), che come visto rappresenta il Campo di forza di una scola o Ordine.

 

2)    (padre e fratello) RC = 20, quindi 2 (Spirito); (cugino)R.C. = 20 (Spirito), da cui 2; I.O = 23 da cui 5 (Spirito). La somma di RC+RC+IO = 63 che ridotto da 9 (Corpo).

 

Nel primo caso RC iene affiancato da B e D, quindi da 2 (Beth = casa) e 4 (Daleth = Porta) che cabalisticamente rappresentano la casa con la sua porta ed assieme danno 6 (Waw = gancio). In questa fase l’appello del padre deve essere trasmutato in una filosofia ed in una forza radiante, emessa dal Campo di Forza, capace di attrarre a sé coloro che hanno bisogno del suo aiuto.

 

Nel secondo caso vediamo, al fianco dei RC, suo cugino RC e IO. Quindi 20, kaph = palmo della mano, e 23 che nel modo più semplice si esprime come una Kaph seguita da una Gimel, che vale 3. In sostanza vediamo l’immagine di due palmi delle mani di cui uno esprime l’atto di donare, suggerendo così che l’altro prenda ciò che il primo dona. Inoltre la somma dei due da 43, che si esprimerebbe con una mem seguita una Gimel.

 

Nelle lingue semitiche la Mem è utilizzata come strumentale, ovvero, premessa alla radice di un’azione ne definisce il nome dello strumento utilizzato per compierla. Sembra suggerire che si tratti dello strumento necessario alla Fraternità per donare il suo supporto a tutti i seri cercatori. La riduzione è 7, il che riporta subito ai sette raggi dello Spirito con cui la Fraternità opera. In questa fase il Campo di Forza prende le forze del regno del Padre e le trasmuta in un qualcosa di accettabile ed applicabile dal cercatore dello Spirito. Il Campo gli offre i sette doni dello Spirito, i raggi dello Spirito Settemplice, assieme ai quali offre anche un metodo concreto per applicare questo settemplice aiuto.

 

Il brano termina dicendo che per tutta la vita Fratello RC fu attorniato da due confratelli. Questo indica che il Corpo Vivente di un tale Ordine o Scuola non è un qualcosa di cristallizzato, anzi, è in costante trasformazione. Questa trasformazione è un’evoluzione necessaria a tale Corpo Vivente per divenire una vera Arca capace di traghettare il vero cercatore fuori dalla prigionia di questa natura materiale caduta, che J.Boheme definirebbe figlia del Salnitro corrotto. Un autentico Corpo Vivente, fintanto che dovrà essere soccorrevole sul piano materiale dovrà sempre passare attraverso delle trasformazioni necessarie alla sua azione, tutte però avranno sempre come segno distintivo, la Rosa e la Croce (nel senso del quale abbiamo parlato poc’anzi), per questo motivo in tutte le possibili terne di Confratelli, Fratel RC è sempre presente.

 

Dic 10, 2012 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614, Fama Fraternitatis; Fratello C.R.C., Cristiano Ros    Commenti disabilitati su Da Fez alla nascita della Fraternità (Parte 2)

Da Fez alla nascita della Fraternità (Parte 2)

Paracelso

<<Dobbiamo, in verità, confessare che il mondo, gravi­do già allora di grandi sconvolgimenti, traversava i dolori del parto e generò eroi gloriosi e infaticabi­li che, squarciarono poderosamente tenebre e barbarie, lasciando a noi, più deboli, il compito di seguirli (n.d.t.: imitarli).

Essi sono stati, senza dubbio, il vertice del “Trigonum igneum”,  dal quale le fiamme si sprigione­ranno, ormai sempre più vivide, per suscitare l’ultimo incendio che consumerà il mondo.

Tale fu, per Vocazione e Chiamata, Paracelso, il quale, sebbene non sia entrato nella nostra Fraternità, lesse assiduamente il “Liber M” e seppe accendervi e arguirvi il suo ingegno.

Ma la ressa dei dotti e degli uomini fatui ostacolò il suo cammino e, di conseguenza, non poté mai esporre tranquillamente agli eruditi le sue meditazioni sulla natura, al punto che consacrò i suoi scritti più a deridere i curiosi che a mostrare pienamente il suo pensiero.

Certamente vediamo in lui, profondamente radicata, l’armonia di cui abbiamo parlato; ed egli ne avrebbe certamente fatto parte i dotti, se appena li avesse trovati più degni di un’arte superiore che inclini a sottili vessazioni.

Spese così il suo tempo in una vita libera e spensierata e lasciò il mondo alla stupidità dei suoi piaceri.>>

Questo brano parla di Paracelso e lo presenta come un eroe posto al vertice del Trigonum Igneum, del Triangolo di Fuoco.

Religione, Filosofia e Scienza sono i tre punti di un tale Triangolo macrocosmico, che nel microcosmo si rispecchiano in Cuore, Testa e Bacino, (Pensiero, Desiderio e Volontà).

 

In Paracelso la citata armonia era  << profondamente radicata >> ma non poté condividerla con i dotti perché non ne trovò alcuno degno di questi misteri. Questo passo della fama presenta il caso concreto di un Lavoratore nella Vigna del Signore che, seppur dotato di tutto il necessario, non trovò il terreno fertile per potervi impiantare una scuola di saggezza.

(fine seconda parte)

Dic 8, 2012 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614, Fama Fraternitatis; Fratello C.R.C., Cristiano Ros    Commenti disabilitati su Da Fez alla nascita della Fraternità (Parte 3)

Da Fez alla nascita della Fraternità (Parte 3)

 

La nascita della Fraternità della Rosacroce

 

<<Non dimentichiamo, però, il nostro amato padre, Fr. C.R.   che dopo molti e faticosi viaggi, per diffondere un verace insegnamento, spesso con pessimi risultati, ritornò in Germania, paese che (per via dei suoi imminenti cambiamenti e delle strane e pericolose contese) amava teneramente..>>

 

Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse sulla porta della cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi, inoltre nel 1534 uscì la prima Bibbia tradotta integralmente in Tedesco proprio da Lutero. Questi furono i prodromi della nascita di un approccio più diretto al Cristianesimo da parte di tutti. Prima di Lutero, infatti, la lettura della Bibbia era mediata dal clero, adesso sarebbe stata alla portata di tutti coloro che sapevano leggere. Sicuramente non tutto il popolo poteva permettersi l’istruzione necessaria a saper leggere o l’acquisto di una Bibbia, tuttavia almeno quelli che possedevano questi requisiti, avrebbero potuto studiare liberamente, e senza mediazioni, l’insegnamento cristiano.  

 

La naturale predisposizione alla religiosità del popolo tedesco e la nuova e stimolante atmosfera intellettuale e mistica del momento, erano la culla ideale per far nascere un movimento avente lo scopo di diffondersi rapidamente in tutta l’Europa del tempo.

 

 

 

<<Là, avrebbe potuto mettersi in luce con la sua arte e, in particolar modo, con la “transmutatio metallorum” (n.d.t: la trasmutazione dei metalli), tuttavia egli stimò che il cielo e i suoi abitanti, gli uomini, avessero (per lui) un’importanza molto più grande di ogni sfarzo e vana gloria.>>

 

Il vero operaio nella Vigna del Signore, è in grado di trasmutare i metalli, ovvero, di realizzare la Trasfigurazione. Ne conosce il processo e può realizzarlo in se stesso.  Un simile inviato antepone il bene per gli altri alla gloria personale. Lo scopo del lavoro di un simile operaio è di offrire quanto ha ricevuto da Dio, a tutti coloro che brancolano ancora nelle tenebre di questa natura. Egli sacrifica il suo tempo, i suoi sforzi e dedica tutto se stesso a questo lavoro di Salvezza.

 

<<Si costruì un’ampia dimora confortevole, dove meditò sui suoi viaggi e sulla sua filosofia, che condensò in un preciso memoriale.>>

 

Il primo passo per il lavoro di un inviato è di edificare una Scuola o un’Ordine, nel quale accogliere coloro che <<amano l’inquietudine>>.

 

Il secondo passo è tracciare le linee di una filosofia adeguata al momento, capace di essere una base di approfondimento per tutti i seri cercatori.

 

Un vero Inviato è un testimone e come tale può rendere testimonianza dei processi di cui parla, come CRC che ne realizzò <<un preciso memoriale>>.

 

<<Li, consacrò gran parte del suo tempo allo studio della matematica e costruì, “ex omnibus huius artis partibus” (originati dalle diverse parti dell’arte), numerosi begli strumenti, di cui tutta­via, ci rimane ben poco, come più avanti apparirà chiaramente più avanti.>>

 

Costruita la Scuola, tracciata la filosofia e testimoniata la concreta possibilità, è ora il momento di codificare un metodo concreto.

 

<<Cinque anni dopo, tornò a vagheggiare l’agognata riforma e, disperando dell’aiuto e del soste­gno di altri, decise ‑.essendo laborioso, alacre e infaticabile.‑ di tentarla lui stesso, assieme a pochi collaboratori.>>

 

Prima di poter aprire i battenti a un vasto numero di cercatori è necessario costruire un nucleo solido di persone adatte all’opera.

 

<<A tal fine, invitò tre fratelli del suo primo convento, Fr. G.V., Fr. I.A. e Fr. I.O., per i quali aveva un affetto particolare, e che avevano una conoscenza delle ar­ti superiore a quella allora usuale.   Fece contrarre con lui, da ciascuno dei tre, un solenne impegno d’essere fedeli, diligenti e silenziosi, e di trascrive­re scrupolosamente tutte le istruzioni che avrebbe dato loro, affinché i futuri membri che sarebbero stati ammessi nella Fraternità, grazie a una partico­lare rivelazione, non fossero ingannati nemmeno su una sillaba o parola.>>

 

Cosa rappresentano questi tre fratelli che CRC invitò?

 

Supponiamo che le lettere puntate non siano l’abbreviazione di nome e cognome, o di nomi mistici, ma cifre. Supponiamo, inoltre, che sia stato usato lo stesso schema di corrispondenza lettere / numeri usato nelle Nozze Alchemiche, per cifrare il nome della Vergine Alchimia.

 

Lettera

Valore numerico

a

1

b

2

c

3

d

4

e

5

f

6

g

7

h

8

I

9

k

10

l

11

m

12

n

13

o

14

p

15

q

16

r

17

s

18

t

19

u, v

20

x

21

y

22

z

23

 

In base a queste premesse vediamo cosa i tre nomi suggeriscono:

 

Fr. G.V.:

 

G=7 V=20 facciamo la riduzione teosofica della sigla GV, quindi 20+7= 27 da cui 2+7= 9, che quindi è la riduzione teosofica di 27.

 

Fr. I.A. :

 

I= 9 A=1 facciamo la riduzione teosofica della sigla IA, quindi 9+1 = 10 da cui 1+0 =1 , che quindi è la riduzione teosofica di 10.

 

Fr. I.O.:

 

I=9 O=14 facciamo la riduzione teosofica della sigla  IO, quindi 9+14 = 23 da cui 2+3= 5, che quindi è la riduzione teosofica di 14.

 

I numeri 9, 1 e 5 appartengono a tre diverse regioni:

 

N      Regione          In Microcosmo        Poteri          Punti Trigonum

 

9 => Materiale           => Corpo         =>Volontà          => Scienza

 

1 => Divina                => Anima         =>Desiderio       => Religione

 

5 => Spirituale           => Spirito         =>Pensiero         => Filosofia

 

Questi tre Fratelli rappresentano la vera conoscenza di Religione, Filosofia e Scienza, nonché del metodo di lavoro sui tre aspetti del microcosmo (Spirito, Anima e Corpo), che deve fare da base al nucleo iniziale di una Scuola od Ordine del tipo descritto.

 

Essi sono anche l’immagine dell’azione dei primi tre raggi dello Spirito Settemplice.

 

La testimonianza di una simile opera, se mantenuta la più pura possibile, è in grado di orientare i cercatori verso il solo cammino adeguato alla loro salvezza. Per questo motivo leggiamo che << Fece contrarre con lui, da ciascuno dei tre, un solenne impegno d’essere fedeli, diligenti e silenziosi, e di trascrive­re scrupolosamente tutte le istruzioni che avrebbe dato loro …>.

 

Nel brano leggiamo che in futuro i membri sarebbero stati ammessi grazie a <<una partico­lare rivelazione>>.

 

Cos’è questa <<partico­lare rivelazione>>?

 

Si tratta del riconoscimento interiore, che l’altro in noi fa, dell’autentico insegnamento, quando vi è confrontato.

 

<<Così cominciò la Fraternità della Rosacroce.    All’inizio erano solo in quattro, furono essi a creare la lingua e la scrittura magica, avente un vasto lessico, di cui ancora oggi ci serviamo a lode e gloria di Dio; e in cui troviamo una grande saggezza.    Essi composero, anche, la prima parte del Libro M.>>

 

I tre citati Fratelli, assieme a C.R.C. formano l’immagine del quadrato della costruzione. Nel quadrato tutti gli angoli sono “retti”, quindi le vie per il Signore sono raddrizzate.

 

 <<Ma, poiché questo lavoro diveniva sempre più pesante e l’incredibile affluenza di malati ne ostaco­lava il compimento, e la nuova dimora, detta  “Sancti Spiritus”, era ora terminata,  essi decisero di far entrare nel­la loro fraternità altre persone.

 

A tal fine furono scelti Fr. R.C.,  figlio del fratello del suo defunto padre, Fr. B., abile pittore, e i fratelli G.G. e P.D., loro segretari, tutti tedeschi eccetto I.A.

 

Erano dunque otto, tutti celibi e in voto di castità.>>

 

Prima di poter ammettere altri fratelli, prima di rendere attivi gli altri raggi dello Spirito Settemplice, un Campo adeguato << la dimora, detta “Sancti Spiritus”>> deve essere preparato.

 

A questo punto vediamo gli altri 4 fratelli alla luce della medesima analisi fatta per i primi tre:

 

1.     Fr. R.C.: R=17, C= 3 quindi 17+3 = 20 da cui 2+0 = 2

 

2.     Fr. B.: B=2

 

3.     Fr. G.G.:  G= 7, G= 7 quindi 7+7 = 14 da cui 1+4 = 5

 

4.     Fr. P.D.: P=15, D=4 quindi 15+4=19= 10 da cui 1+0=1

 

I numeri 5 e 2 (che compare 2 volte) appartengono alla regione Spirituale, mentre il numero 1 a quella Divina. Vediamo, qui, che ben tre Fratelli rimandano alla vita Spirituale e uno a quella Animica.

 

Essi sono anche l’immagine degli altri quattro raggi dello Spirito Settemplice.

 

I primi tre fratelli erano equamente suddivisi fra le tre regioni (spirituale, divina e materiale) mentre i successivi quattro si dividono in tre della regione Spirituale e uno di quella Divina.

 

Il punto di contatto fra queste due fasi di lavoro è sempre l’Anima, che però in questa fase deve accogliere lo Spirito, lo Sposo.

 

L’introduzione di questi quattro fratelli, ovvero, della possibilità di lavorare anche con i restanti quattro raggi, rende il Campo di un simile Ordine o Scuola, assolutamente completo in ogni sua parte.

 

Nel brano leggiamo che i fratelli intenti nell’opera << Erano dunque otto, tutti celibi e in voto di castità.>>.

 

Perché è importante notare che erano in otto?

 

Cosa ci vuole suggerire questa indicazione?

 

L’ottava delle lettere dell’alfabeto Ebraico è la Het che vale appunto 8. Il suo significato è “steccato” essa rappresenta il campo di forza di una Fraternità al servizio del Divino. Esso cinta e protegge chi ne fa parte. La parola Het in Ebraico è formata da He Yod Tet. La Yod è simbolo della potenza attiva di YHWH, mentre le due lettere He e Tet messe assieme formano la parola HaT che significa Terrore, Spavento.

 

Nel mezzo del terrificante turbinio della vita ordinaria fatta dall’alternarsi di gioie e dolori, felicità e ansia, Paura e coraggio ecc… un Simile campo di Forza protegge, chi ne partecipa, dall’influenza di un simile mondo decaduto.

 

Questa protezione, offre al partecipante uno spazio ove egli può lavorare alla rigenerazione del microcosmo che abita. Questo campo gli da anche il necessario nutrimento, affinché possa essere fortificato in vista di questo Santo lavoro. Ecco perché l’8 è il complemento a 10 del 2. Si noti anche che il tetragramma divino, ovvero il nome di Dio composto di quattro lettere YHWH ha valore 26. Yod = 10, He = 5, Waw = 6, He = 5. La riduzione teosofica di 26 è uguale a 8.

 

Se cerchiamo la radice essenziale del Tetragramma troviamo il numero 9, numero appartenente alla sfera materiale. Quindi possiamo dire che Dio stesso offre nutrimento e protezione ai partecipanti ad un simile Campo di Forza, poiché la sua manifestazione, rappresentata dal Tetragramma, è in grado d’afferrare la materia facendo da ponte fra la materia decaduta è il mondo divino. L’immagine geroglifica dei simboli arcaici in cui la lingua ebraica era scritta prima dell’introduzione del quadrato (vedi alfabeto fenicio) ci presenta una mano che apre una finestra (dalla quale può entrare il soffio divino) questa finestra una volta aperta non può essere richiusa, poiché il divino stesso la blocca aperta con una Wav come gancio.

 

<<Insieme, riunirono in un solo Libro o Volume tutto ciò che l’uomo può auspicare, desiderare e sperare.

 

Anche se possiamo liberamente confessare che il mondo è molto migliorato negli ultimi cento anni, siamo certi che i nostri “Axiomata” rimarranno inamovibili fino alla fine del mondo e che il mondo non vedrà nulla di più, nemmeno nel suo ultimo e supremo istante, perché le nostre “Rotae”  ebbero inizio il giorno in cui Dio pronunciò il  “Fiat”  e cesseranno quando dirà  “Pereat”.    Tuttavia l’orologio di Dio batte ogni minuto, mentre i nostri, scarsi, suonano appena le ore.>>

 

La scienza del lavoro con i Sette Raggi è << tutto ciò che l’uomo può auspicare, desiderare e sperare>> per condurre a buon fine il processo della Trasfigurazione. Questa Santa Legge è attiva dal giorno in cui l’umanità originale cadde dal suo stato divino e divenne prigioniera della materia e durerà sino a quando l’ultimo microcosmo, ancora in condizione d’essere salvato non lo sia realmente.

 

(fine terza e ultima parte)

 

Buon cammino!

 

Dic 4, 2012 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614, Fama Fraternitatis; Fratello C.R.C., Cristiano Ros    Commenti disabilitati su Da Fez alla nascita della Fraternità (Parte 1)

Da Fez alla nascita della Fraternità (Parte 1)

Proseguendo il commento alle pagine della Fama Fraternitatis RC, ne ho appena commentata una paginetta e mezzo e ne sono nati tre post, che però è meglio vedere come un unico commento diviso in tre parti. Per questo motivo ho dato un titolo generale che li raggruppa ed al quale aggiungerò (parte 1, 2 o 3) per identificare i tre post.

Inizio con il pubblicare il primo.

Presentazione delle scoperte ai dotti

 

<<… come in un seme è interamente contenuto l’albero, o il frutto, che felicemente appare al momento opportuno, l’insieme del vasto universo è contenuto nel microcosmo, nel “piccolo uomo”, in cui religione, politica, salute, membra, natura, parole e opere siano in armonia, condivisione e consonanza con Dio, con il Cielo e con la Terra.

 

Tutto ciò che è in dissonanza con questa tesi è errore, falsità, opera del demonio, il quale è il mezzo primo e la causa ultima della dissonanza, della cecità e della tenebra del mondo.    Sarebbe sufficiente esaminare oggettivamente gli uomini della terra e si constaterebbe, infatti, che i buoni e i giusti sono sempre in armonia con se stessi, mentre gli altri sono macchiati da ogni sorta di false opinioni.>>

 

Il saggio è sempre in armonia con sé stesso e quindi con gli altri, poiché nulla lo tocca. La sua certezza non è nel Mondo ma in Cristo, nel Divino in lui.  Uno dei nomi con i quali è conosciuto il principe di questo mondo caduto è Diavolo, che deriva dal latino Diabolus, ovvero il divisore. Un altro celebre appellativo per il demonio è Satana, che in ebraico significa Avversario. Lo spirito di divisione è l’avversario della vera saggezza della vera armonia dello stato di vita dell’uomo divino.

 

<<Due anni dopo, Fr. R.C. lasciò la città di Fez e si recò in Spagna portando con sé molte cose preziose;  poiché  dal suo viaggio aveva tratto così tanto profitto, sperava di vedere i dotti d’Europa accoglierlo con grande allegria e impostare, quindi, tutti i loro studi su solide basi.

 

Discusse con i dotti di Spagna sulle imperfezioni delle nostre arti e indicò come sopperirvi, da dove attingere i veri indizi dei secoli futuri e in che cosa dovevano concordare con i secoli passati, come riformare la Chiesa e tutta la filosofia morale.

 

Mostrò loro nuove piante, frutti e animali che non concordavano con leggi dell’antica filosofia e presentò loro nuovi assiomi che potevano risolvere tutto perfettamente.

 

Ma tutto ciò sembrò loro ridicolo e, di fronte alle novità, essi temettero che, dovendo rimetter­si allo studio e riconoscere annosi errori, ai quali erano ben abituati e da cui avevano tratto grandi benefici, il loro gran nome ne potesse soffrire.    Ad altri la riforma, a chi ama tanto l’inquietu­dine!>>

 

La vera conoscenza, di cui parla la Fama, è in grado di far concordare Religione, Filosofia e Scienza. Tuttavia molti, fra coloro che si possono definire “dotti” in tali settori, tendono ad arroccarsi sulle proprie posizioni, come protezione dello status acquisito.  Spesso gli uomini di Scienza sono freddi intellettuali che non ammettono ciò che non possono misurare.  Il loro potere è dato dalla loro capacità di misurare i fenomeni e nel caso di causarli. Ciò che non possono misurare non sono in grado nemmeno di riprodurre, quindi è fuori dal loro controllo. I filosofi, spesso, sono più retori che veri filosofi. Non possedendo una vera capacità di penetrazione dell’idea divina, sostituiscono questa mancanza con l’argomentazione tratta da questo o quel filosofo antico, che se fosse vivo probabilmente li sconfesserebbe. I religiosi, teologi di qualsivoglia fede, sono poco inclini a mettere in dubbio le basi sulle quali la propria confessione basa il proprio potere sui fedeli. La storia è piena di trame ed intrighi fra le mura dei luoghi di culto.

 

Ma allora a chi è rivolta la possibilità di questa grandiosa riforma di Religione, Filosofia e Scienza?

 

La Fama lo dice chiaramente:

<<… a chi ama tanto l’inquietu­dine!>>

 

Chi è agitato da un’inquietudine interiore e non tenta di soffocarla, anzi, la coltiva perché riconosce da dove origini, costui o costei sono i destinatari di questa proposta di riforma interiore.

 

Loro potranno trovare l’armonia e concepire una Religione che sia una vera forma di riunificazione fra microcosmo e macrocosmo, fra l’Uomo originale e Dio.  Questi soli potranno sviluppare una Filosofia chiara e in armonia con la Vera Religione, che miri a fornire un orientamento razionale e morale per l’attuazione dei principi che in quest’ultima sono espressi. Da queste due prime attività ne nascerà una Scienza esatta, che spieghi i processi necessari per realizzare i postulati che la Filosofia ha individuato, al fine di rendere immanenti i principi che la Religione ha espresso.

 

<<Questo ritornello gli fu cantato anche da al­tre nazioni. Ed egli ne fu molto costernato poiché non se l’aspettava minimamente ed era, anzi, disposto a insegnare generosamente ai dotti tutte le sue arti, se solo si fossero sforzati di osar attingere da precisi e infallibili assiomi; al di là di tutte le facoltà, scienze e arti e dell’intera natura.

 

Sapeva, infatti, che, come in una sfera, questi assiomi erano orientati verso l’unico Centro e che, come era d’uso presso gli Arabi, essi dovevano servire da regola solo ai saggi, in modo che, anche in Europa,  potesse sorgere una società in possesso di oro e pietre preziose in abbondanza, a disposizione dei re.

 

Una società che s’incaricasse anche dell’educazione dei prìncipi, su tutto quanto Dio ha concesso all’uomo di conoscere, ed alla quale in caso di necessità essi si potessero rivolgere, come facevano i pagani con gli oracoli.>>

 

Nel passaggio della Fama appena letto, appare chiaro come il metodo antico per trasmettere gli insegnamenti, partendo da un gruppo di Saggi che consigliavano i Principi, che a loro volta dovevano guidare il popolo nella giusta direzione, non sia più praticabile.

 

Questo metodo fu praticato per migliaia di anni, ed è la ragione per la quale s’istituirono le diverse monarchie. La nobiltà, durante tali periodi, aveva ragion d’essere. Si diceva che i nobili fossero di “sangue blu”. Il sangue degli uomini è rosso, definire questa élite “sangue blu” significava dire che il loro sangue era diverso. Nell’antico testamento leggiamo che nel sangue si trova il segreto della vita, e questo significa che, qual è lo stato del sangue tale è quello della vita. Anche i Sacerdoti provenivano da precise famiglie o caste e i Saggi da Scuole, ove la disciplina non era adeguata a tutte le indoli ma ne richiedeva di specifiche.

 

Con il tempo la nobiltà divenne solo una questione di eredità e feudi, il sacerdozio, un mezzo per affermare un potere temporale sulle anime, tenute in scacco dalla paura per la punizione delle debolezze umane e la saggezza lasciò il posto alla fredda cultura.

 

In questa situazione il metodo tradizionale non poteva certo funzionare.

 

Buon Cammino!

Un Lavoro di Gruppo sulle parole incise sull’Altare di Cristiano Rosacroce

Condivido il documento risultante da un lavoro di gruppo, fatto assieme al altri rosicruciani, appartenenti a diversi ordini o scuole, nel quale si è riflettuto e dialogato assieme sul tema in oggetto.

E’ stata una bella esperienza di lavoro e condivisione, fatto con la massima attenzione al testo originale.

Una particolare attenzione è stata posta nel rifersi alle prime stampe del documento e non alle successive ristampe e traduzioni che presentavano piccoli ma non insignificanti errori.

Anche i riferimenti alfabetici e numerali connessi, sono stati selezionati in base a criteri filologici.

Da questa base, il più possibile filologicamente corretta, si è partiti per analisi cabalistiche, aritmosofiche, simboliche, ermetiche etc… il tutto finalizzato, non alla speculazione filosofica o intellettuale ma, a mostrare delle linee guida per il lavoro quotidiano e reale di un rosicruciano e come queste fossero trasmesse all’epoca dei manifesti.  

Il testo è in lingua inglese, essendo il prodotto di un lavoro fatto in un forum, o lista che dir si voglia, internazionale.

Vi hanno partecipato persone che da parecchi anni sono impegnate nel loro percorso rosicruciano, qualcuno anche martinista.

E’ sta una esperienza di lavoro di gruppo molto interessante perchè nessuno ha cercato di far prevalere la propria opinione o di presentare come verità indiscutibile solo quella proveniente dal proprio ambiente rosicruciano.

Lo spirito è stato quello di condividere pensieri e riflessioni sentite e non dottrinali, provenienti più dalla propria comprensione che da una docetica specifica.

Ogni riflessione condivisa è servita a tutti i partecipanti come spunto per una personale riflessione e successivo scambio di idee o meglio di “sentire” fra tutti.

Quello che ci ha uniti, al dilà delle differenze di tradizione, non è stata la lettera ma lo spirito che sta dietro le lettere della Fama.

Ecco il link:

 

 http://rosacroce.myblog.it/files/The%20words%20engraved%20on%20the%20Altar%20into%20the%20C.R.C%20Tomb.pdf

 

Spero di aver fatto cosa gradita condividendo questo lavoro.

 

Buon Cammino!

 

Dic 5, 2011 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614    Commenti disabilitati su Fez, la Cabala e gli Abitanti Elementali

Fez, la Cabala e gli Abitanti Elementali

 

<<Traversò, poi, tutto il mar Mediterraneo, e giunse a Fez, di cui gli arabi gli avevano raccomandato la visita. Ed è una grande vergogna per noi che uomini così saggi, seppur così lontani fra loro, siano non solamente così uniti, ma siano anche così volonterosi e pronti ad comunicare agli altri i loro segreti insegnamenti.

Ogni anno gli arabi e africani s’interrogano assieme sulla loro rispettiva arte, e si domandano, reciprocamente, se sia stata fatta qualche nuova scoperta, o se l’esperienza abbia confutato le loro “rationes”.

In questo modo, ogni anno si scopre sempre qualcosa di nuovo che contribuisce al miglioramento nella loro matematica, fisica e magia (ed in queste ultime gli abitanti di Fez sono i più abili). Invece oggigiorno in Germania, ci sono uomini dotti, maghi, cabalisti, fisici, e filosofi, ma fra loro non esistono né amore né gentilezza; ed il gruppo più folto non dovrebbe pretendere per sé tutto il pascolo.

A Fez, egli, divenne familiare con quelle cose che si suol chiamare “Abitanti Elementali”, che gli rivelarono molti dei loro segreti. Anche noi tedeschi probabilmente potremmo raccogliere insieme molte conoscenze se solo regnasse fra noi la stessa unità, e avessimo un autentico desiderio di ricerca.

Di questi uomini di Fez vedeva spesso che la loro Magia non era affatto pura, e che la loro Cabala era contaminata dalla loro religione. Nonostante questo, egli imparò a servirsene in modo eccellente, e trovò basi ancora migliori per la sua Fede, in unione amorevole con l’Armonia del cosmo intero, e straordinariamente incarnata in tutte le epoche.

Là ebbe origine la bella associazione; perché come in ogni seme è contenuto un intero albero o frutto, così l’intero universo (Macrocosmo) è contenuto nel piccolo uomo (microcosmo), in cui religione, politica, salute, membra, natura, linguaggio, parole e opere, sono in accordo, condivisione, e armonia con Dio, con Cielo e con la Terra.>>

 

All’inizio di questo commento vorrei premettere che vedremo sette immagini che il nome Fez suggerisce. Alcune come premessa ed altre durante il commento del testo.

 

1)    La pienezza della Trinità divina, dl Triangolo di Fuoco di Dio.

 

 

2)    Il processo d’assimilazione degli alimenti santi.

 

 

3)    Il dominio nel quale si esprime l’insegnamento, ovvero, quello dello zodiaco solare, dei 12 eoni.  

 

 

4)    La parola divina come fattore di discernimento fra luce e tenebra.

 

 

5)    Il potere, per discernere ed agire, come spada a doppio taglio.

 

 

6)    La parola espressa secondo una giusta volontà.

 

 

7)    Il Peccato Originale, ovvero la Caduta.

 

Dopo la tappa in Egitto, della quale abbiamo parlato nel precedente post, vediamo Fratello Cristiano Rosacroce dirigersi verso Fez.

 

Con tale nome s’indicava, in Europa, la mitica patria dalla quale provenivano gli insegnamenti cabalistici. Gershom Scholem nel suo “La Cabala” scrive: <<Inoltre, sappiamo che vi fu una considerevole attività cabalistica in Marocco. Zeror ha-Mor (1523) di Abraham Sabba, scritto tra il 1498 e il 1501 a Fez, divenne un classico dell’esegesi cabalistica della Torah.>>

 

La fama continua a narrarci le avventure di Fratello Cristiano Rosacroce:

 

<<Traversò, poi, tutto il mar Mediterraneo, e giunse a Fez, di cui gli arabi gli avevano raccomandato la visita. Ed è una grande vergogna per noi che uomini così saggi, seppur così lontani fra loro, siano non solamente così uniti, ma siano anche così volonterosi e pronti ad comunicare agli altri i loro segreti insegnamenti.>>.

 

Attualmente si identifica Fez son la Fas فاس che si trova in Marocco. La grafia araba del none è composta da una Fa, una Alif per la E lunga (solo per rendere l’idea poiché in Arabo le vocali sono solo tre A, U , I) e una Sin.

 

Per rendere il medesimo nome in ebraico si userebbe la Pe, la Aleph per la E lunga e la Sin. Pe significa “bocca”, Aleph “bue” e Sin (o Shin) “denti”. Tuttavia poiché la Pe subisce una spirantizzazione, e quindi si legge F e non P, solo se preceduta da vocale, in realtà si potrebbe rendere solo Pez e non Fez, a meno di non supporre un’allusione ad una vocale pregressa retta da una mater lectionis, che però non compare, che è invisibile. Ad esempio una Aleph, che regge un Patah, quindi una A lunga. Questa Aleph, invisibile, è l’Uno è Dio stesso. Quindi poiché dietro all’Insegnamento al quale tutto lo scritto allude c’è la mano di Dio, da ora in avanti leggeremo Fes e non Pes, e a seguire FeZ (quando vedremo altre grafie per rendere Fez) e non PeZ.     

 

Ma cosa indica Fes?  

 

La Aleph è simbolo dell’aria  e della volontà, mentre la Shin lo è del fuoco. Sono due delle tre lettere madri. Il fuoco Shin senza l’aria Aleph non può sussistere.

 

Anche la Parola che si esprime attraverso la bocca Pe non può sussistere senza l’aria Aleph.

 

Vediamo così come la Aleph sia il fattore comune che sorregge le altre due lettere che stanno alla sua sinistra Shin e alla sua destra Pe.

 

La Aleph, inoltre è la lettera che esprime l’unità e quindi Dio. Quindi nel mezzo si trova Dio, in quanto unità, quindi il Padre, ed alla sua destra la bocca, ovvero l’organo con in quale esprimere la Parola, il frutto di quanto si è concepito, quindi il Figlio mentre alla sua sinistra il Fuoco, lo Spirito.

 

1)    Quindi un primo significato è la pienezza della Trinità divina, dl Triangolo di Fuoco di Dio.

 

Vediamo ora come anche nei processi naturali la Pe e la Shin lavorino assieme. Nel processo digestivo la bocca Pe, serve a introdurre gli alimenti che grazie alla masticazione Shin sono trasformati per essere digeriti e quindi assimilati.

 

2)    Quindi un’altra immagine che si presenta ai nostri occhi è quella del necessario processo d’assimilazione degli alimenti.

 

Quali alimenti l’Iniziato deve assimilare?

 

Si tratta degli alimenti santi che, dal Regno di Dio, gli sono offerti per poter nutrire la sua parte spirituale e sostentarlo nel lavoro di resa di sé e di nascita e crescita della Nuova Anima.

 

Il valore numerico di Fez è Pe(80) + Aleph(1) + Shin(300) = 381 da cui 3+8+1=12.

 

3)    12 è l’immagine del dominio nel quale si esprime l’insegnamento, ovvero, quello dello zodiaco solare, dei 12 eoni. Poiché per raggiungere l’uomo caduto esse deve scendere sin nel dominio materiale che l’uomo abita come schiavo delle forze dei 12 eoni della natura della morte.  

 

Abbiamo detto che grazie alla bocca Pe ed all’aria Aleph è possibile emettere suoni. Nel processo di emissione di alcuni suoni i denti sono fondamentali. Per esempio i denti sono necessari per pronunciare la Tzade, il cui significato è “giusto” ma anche “lato”, su questa lettera torneremo più avanti.

 

Un’altra interessante osservazione viene da una differente grafia ebraica che renderebbe il suono “PeZ” (oppure “FeZ”,con una E breve, solo se consideriamo la Aleph sottesa come mater lectionis di una A lunga, idealmente anteposta alla Pe). In questo caso si tratterebbe di una radice bilittera formata dalla Pe e dalla Zayin פז. Questa radice, PaZ, in ebraico biblico significa oro puro o finemente raffinato.

 

4)    Appare, qui, l’immagine della parola divina che splende come oro finemente raffinato e che come spada (a doppio taglio) è in grado di separare il puro dall’impuro.

 

Il nome della lettera Zayin significa “Arma”, la sua forma ricorda, infatti, una spada. Gesù disse di non essere venuto a portare la Pace ma la Spada. Abbiamo quindi la bocca Pe e la spada Zayin. Questa immagine ci ricorda l’angelo dell’apocalisse, che Giovanni vide nella sua visione.

 

Questa Spada deve essere intesa come un Potere, una possibilità. Essa, però, come ci mostra l’Apocalisse, è a doppio taglio.

 

5)    Vediamo, qui, l’immagine di un potere, grazie al quale discernere ed agire. Questo potere, però, se usato impropriamente non è motivo di salvezza ma causa di condanna.

 

A questo proposito nella prima lettera ai Corinzi leggiamo:

 

<<26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27 Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30 È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti>>.

 

Torniamo adesso alla Fama.

 

<<Ogni anno gli arabi e africani s’interrogano assieme sulla loro rispettiva arte, e si domandano, reciprocamente, se sia stata fatta qualche nuova scoperta, o se l’esperienza abbia confutato le loro “rationes”. In questo modo, ogni anno si scopre sempre qualcosa di nuovo che contribuisce al miglioramento nella loro matematica, fisica e magia (ed in queste ultime gli abitanti di Fez sono i più abili). >>

 

Gli Iniziati ai Misteri non sono arroccati sulle loro posizioni ed hanno imparato a mettere sempre in dubbio sia se stessi sia le loro “rationes”, ovvero, i principi così come li hanno compresi, sui quali basano sia il loro lavoro su se stessi sia quello in favore degli altri. La loro esperienza è la prova della validità o meno di dette “rationes”. Essi le presentano ad altri che come loro si trovano sul cammino, perché dal lavoro di gruppo possa nascere la possibilità di una comprensione, posta su di una spirale superiore.

 

<<Invece oggigiorno in Germania, ci sono uomini dotti, maghi, cabalisti, fisici, e filosofi, ma fra loro non esistono né amore né gentilezza; ed il gruppo più folto non dovrebbe pretendere per sé tutto il pascolo.>>

 

I veri Iniziati non temono il confronto fra loro questo può essere solo occasione di crescita, se nessuno ha altro scopo che condividere il proprio sapere senza pretendere che venga accolto come la verità ultima da adottare da parte di tutti.

 

<<A Fez, egli, divenne familiare con quelle cose che si suol chiamare “Abitanti Elementali”, che gli rivelarono molti dei loro segreti. Anche noi tedeschi probabilmente potremmo raccogliere insieme molte conoscenze se solo regnasse fra noi la stessa unità, e avessimo un autentico desiderio di ricerca.>>

 

Chi sono gli “Abitanti elementali”?  Si tratta di formazioni magnetiche presenti nel Campo Aurale e dalle quali originano le radici di nostri comportamenti. Persino la coscienza biologica comune (il fuoco della coscienza), non è altro che il risultato dell’aggregazione di una certa quantità di “salamandre” ovvero elementali del fuoco.

 

L’iniziato deve pervenire a distinguere l’operato si questi “elementali” presenti nel suo campo di respirazione, nella sua sfera aurale.

 

Il più forte e più influente degli elementali che l’uomo porta nel proprio sistema è il cosiddetto “Guardiano della Soglia”.

 

È l’uomo stesso a portare ad esistenza gli elementali che successivamente lo domineranno.

 

Un pensiero nasce, la coscienza vi fissa la propria attenzione, comincia poi a manifestarsi una certa attività del desiderio, relativa al pensiero. La cosa, pensata e desiderata, orienta la volontà verso la realizzazione. La volontà, poi, spinge all’azione. La parola con la quale esprimiamo ciò che pensiamo, desideriamo e vogliamo, dinamizza e fissa la creazione sottile, che abbiamo inconsapevolmente formato, nel nostro Campo di Respirazione.

 

Questa creazione è stata formata con gli eteri provenienti dal pensiero, dal desiderio e dalla dinamizzazione della volontà. Questa nuvola di eteri concentrati, man mano che è alimentata, diviene sempre più autocosciente sino a sfuggire all’inconsapevole controllo del suo creatore e a dominarlo, agendo sui suoi corpi sottili. L’elementale così creato spinge ora il suo creatore a nutrirlo costantemente con lo stesso alimento eterico che lo ha portato alla nascita. Come nell’uomo l’istinto di conservazione è molto forte, così anche nelle sue creature.

 

Ecco perché l’uomo è vittima dei propri stessi poteri.

 

L’uomo ha il potere di far nascere gli elementali ma ha anche quello di smettere di dar loro alimento. Questo processo, spesso causa sofferenza, ma quando ci si libera della nefasta influenza di un elementale, della nostra sfera aurale, parecchie tensioni e difficoltà spariscono.

 

Non è però nei poteri dell’io l’annientare tali forme pensiero, attorno alle quali si sono concentrate grandi quantità di eteri e che sono, in un certo senso, autocoscienti.

 

Alla coscienza di un Iniziato, però, sono forniti nuovi strumenti e una forza soccorrevole, con l’aiuto dei quali questi fantasmi della sfera aurale possono essere vinti definitivamente.

 

<<Di questi uomini di Fez vedeva spesso che la loro Magia non era affatto pura, e che la loro Cabala era contaminata dalla loro religione. Nonostante questo, egli imparò a servirsene in modo eccellente, e trovò basi ancora migliori per la sua Fede, in unione amorevole con l’Armonia del cosmo intero, e straordinariamente incarnata in tutte le epoche.>>

 

6)    La Tzade, è la lettera che sostituendosi alla Sin, nel nome Fas, consente di pronunciare il nome Fez פאצ. Con questa grafia l’immagine che se ne ricava è quella della parola espressa secondo una giusta volontà. Una volontà che si trova dal lato giusto. 

 

Tuttavia tutto ciò che è Giusto, quando deve esprimersi con i mezzi di questa natura, non può che subire delle contaminazioni, infatti, il valore numerico di Fez è Pe(80) + Aleph(1) + Tzade(7) = 88. Questo numero potrebbe essere scritto con Pe(bocca) + Heth(peccato), E formano la parola Pach che significa sorgente di calamità.

 

7)    Quindi, un’altra immagine che la parola Fez evoca davanti ai nostri occhi è quella del Peccato Originale, ovvero della caduta. Dello stato d’essere proprio di questa natura della morte, e che tende a distorcere e ad ostacolare l’insegnamento.  

 

Nonostante tutti i tentativi di contaminazione che la natura caduta farà per deformare l’insegnamento, dietro alla sua manifestazione, ci sarà sempre la perfezione divina. Infatti Pe(80) + Heth(8) danno 88 e 8+8 = 16, da cui 1+6 = 7, numero che indica la perfezione di Dio. La lettera che ha valore 7 è la Zayin, che abbiamo visto prima in un’altra possibile grafia (con radice bilittera) per Fez.

 

Finché la manifestazione dell’insegnamento risponderà a dei criteri minimi, indispensabili, tale perfezione non l’abbandonerà e cercherà sempre di rimediare ai danni che la natura farà al santo lavoro.

 

L’iniziato che sa vedere oltre i veli che ricoprono l’insegnamento, è in grado di esprimere uno stato d’essere coerente con la parola Fez, ovvero uno stato di armonia fra la sua personalità materiale, divenuta uno strumento al servizio del divino, ed il divino stesso. Egli diviene così un essere nel quale l’universo si specchia, un microcosmo che è perfetta immagine del Macrocosmo. Così di lui può essere detto “Come in alto così in basso”.

 

A questo proposito nella Fama leggiamo:

 

<<Là ebbe origine la bella associazione; perché come in ogni seme è contenuto un intero albero o frutto, così l’intero universo (Macrocosmo) è contenuto nel piccolo uomo (microcosmo), in cui religione, politica, salute, membra, natura, linguaggio, parole e opere, sono in accordo, condivisione, e armonia con Dio, con Cielo e con la Terra.>>

 

Buon cammino!

 

Il Liber M e la conoscenza di sé

Nell’ultimo post sulla Fama Fraternitatis abbiamo lasciato C.R.C. a Damcar.

<<Vi perfezionò la sua conoscenza dell’arabo, tanto che già l’anno seguente tradusse in buon latino il “Liber M”, che portò via con sé.  

Lì apprese la fisica e la matematica;   e di ciò il mondo avrebbe potuto veramente rallegrarsi, se avesse avuto più amore e meno invidia.

Dopo tre anni, munito del salvacondotto adeguato, partì;   attraversò il golfo arabico e arrivò in Egitto, dove si trattenne per breve tempo a studiare con attenzione piante e creature>>.

Grazie all’esperienza in una Scuola avente le caratteristiche che la parola Damcar suggerisce, (vedi il post “I saggi di Damcar”) C.R.C. il prototipo del candidato ai misteri, è in grado di tradurre “in buon latino il Liber M”.

Il liber M è il Liber Mundi, ed anche il Liber Minutus Mundi (Microcosmo). Conoscere il Liber M significa comprendere profondamente le leggi che governano questa natura in generale e l’uomo in particolare.

Questa parte del racconto suggerisce che dopo aver recuperato un contatto con i misteri del passato dell’umanità, questi devono essere adeguati al periodo attuale per poter essere nuovamente impiegati.

Per poter, però, adeguare una qualsiasi cosa, questa dev’essere diventata un possesso interiore, difatti leggiamo <<tradusse in buon latino il “Liber M”, che portò via con sé>>.

Dopo tre anni C.R.C si recò in egitto. Tre sono i centri dell’uomo che devono essere rinnovati e sono:

– Testa (pensiero)
– Cuore (desiderio)
– Bacino (volontà)

Solo dopo aver intrapreso almeno una elementare purificazione di questi tre centri è possibile avvicinarsi ai misteri, attraverso l’Iniziazione. Tale purificazione elementare costituisce <<un adeguato salvacondotto>>. Nel testo che può considerarsi il testamento spirituale di Cagliostro leggiamo che <<ogni luce viene da Oriente, ogni iniziazione dall’Egitto>>. L’egitto è così il simbolo dell’Iniziazione ai Misteri.

In Egitto C.R.C. studiò piante e creature. Si tratta di divenire coscienti del proprio stato eterico e astrale, ma una volta compreso il proprio stato di vita è necessario andare oltre ed iniziare concretamente un lavoro su di sé. Ecco perché C.R.C. non si attarda in Egitto ma vi permane solo per breve tempo.

Si noti come la comprensione del proprio stato d’essere sotto gli aspetti eterico e astrale sia possibile solo dopo essere approdati a Damcar. Solo con gli occhi della coscienza che si è gradualmente formata, dall’inizio del viaggio sino al lavoro intrapreso a Damcar, è possibile vedere veramente il proprio stato d’essere. Solo con questo nuovo principio di Coscienza si può applicare una vera auto-osservazione che porti ad una reale presa di coscienza del proprio stato d’essere.

Buon Cammino!

Giu 14, 2011 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614    Commenti disabilitati su I Saggi di Damcar

I Saggi di Damcar

La prima stesura di questo post risale a quasi due mesi fa. Dialogando, qualche settimana fa, con un Fratello sull’argomento di questo post, mi ha fatto notare un particolare che non avevo visto, si tratta di un importante significato della parola ebraica rk (Kar), ovvero Agnello.

In effetti, questo ulteriore significato è complementare a quanto già scritto ed anzi aiuta a chiarirne il filo logico. Quindi ho integrato quanto già scritto con quanto scaturisce da questa osservazione.  Ho anche aggiunto una piccola appendice cabalistica. Cambio anche il titolo da “La Comunità di Damcar” a “I Saggi di Damcar” 

Ripubblico il Post con le modifiche e le aggiunte summenzionate:

Continuando a leggere la Fama, il racconto ci rivela che C.R.C dopo aver conquistato il favore dei Turchi udì parlare di Damcar in Arabia.

“Udì, per caso, parlare dei saggi di Damcar in Arabia, dei prodigi che operavano e della loro perfetta conoscenza dei segreti della natura.

L’elevato e nobile ingegno di Fr. C.R.C. fu a tal punto stimolato da questo, che Gerusalemme cedette il posto, nei suoi  pensieri, a Damcar.  

Non potendo resistere oltre al desiderio, pattuì con i marinai arabi che lo conducessero a Damcar per una certa somma di denaro.

Al suo arrivo in quella città, aveva solo sedici anni ma possedeva già una forte costituzione tedesca.  

Come testimoniò lui stesso, i saggi lo accolsero non già come uno straniero, ma come qualcuno da molto tempo atteso.

Lo chiamarono anche per nome e gli indicarono altri segreti del suo convento, cosa di cui non finiva di stupirsi.”

Saggio non vuol dire, necessariamente, colto. Un saggio non è qualcuno che ha accumulato mediante lo studio una gran quantità di sapere, ma una persona che ha provato, ha sperimentato, nella propria vita qualcosa. Nella Fama non si parla dei sapienti ma dei Saggi di Damcar.

Quindi potremmo dire si tratti di una comunità i cui membri hanno fatto e fanno una comune esperienza interiore.

La città si chiama Damcar.

Perché questo nome?

Si tratta di un artifizio per racchiudere il senso profondo che si trova alla base della comunità di cui ci vuole parlare.

I Rosacroce classici oltre ad essere alchimisti erano anche cabalisti e quindi conoscevano la lingua Ebraica.

Per scoprire il senso della parola Damcar la si deve trascrivere in ebraico e qui inizia il percorso di scoperta…

Si tratta di un nome composto di due parole. La prima Dam trascritta in ebraico risulta essere composta dalla d Daleth seguita dalla m Mem e significa “Sangue” (md). La seconda parte non è altrettanto facile da trascrivere perché potrebbe essere composta a partire dalla k Kaf, dalla j Chet o dalla q Qof. Quale scegliere?

La risposta è semplice… tutte e tre. Quindi cercando le radici bi o tri-littere che hanno la r Resh come finale ne sorge un quadro interessante:

rq = fresco, freddo

rk = Tasca della sella (sub del verbo: rwk = fornace, pentola, bacino, girato, incrociato)

rk = Ne LA LINGUA EBRAICA RESTUITA di A. Fabre d’Olivet – Arché – Edizioni PiZeta  leggiamo: <<Ogni sorta di carattere, di marchio o segno, di incisione; ogni oggetto distintivo: La guida di un gregge, un ariete; la guida di un esercito, un capitano: ogni specie di incurvatura; un solco profondo,un fossato, una fossa, ecc.>> Mentre nel BDB leggiamo (rkAgnello V sub rrk).

rj  = Buco, Nobile

rrj = Essere o diventare libero

Quindi  i significati delle possibili trascrizioni potrebbero essere:

rqmd = sangue freddo

Si noti, a questo proposito,  che nella scrittura geroglifica egizia, il cuore è rappresentato con un vaso.

rkmd = tasca di sangue (un’immagine

                 per indicare il cuore)                                  

rwkmd = bacino di sangue (altra immagine

                  per indicare il cuore)

rkmd = Sangue dell’Agnello; Marchio del Sangue; Guida del Sangue.

rjmd = sangue nobile (questa scrittura contiene però anche l’idea di buco o di varco)

 

Damcar, quindi suggerisce la seguente idea:

Damcar è la comunità di coloro la cui scintilla divina, eredità della nobile origine del microcosmo, è stata toccata dalla forza di Cristo, l’Agnello. Questo tocco è avvenuto attraverso la parte meno corrotta del corpo astrale, l’astrale del cuore.  Questo tocco, questa radiazione cristica, questo Sangue dell’Agnello, ha fatto circolare in loro, attraverso la piccola circolazione cefalica, un nuovo ormone eterico capace di stimolare la nascita di pensieri del tutto nuovi. La scintilla divina situata, seppur su un piano sottile, è situata in corrispondenza del ventricolo destro del cuore. Questa scintilla è un ponte, una sorta di buco o varco, fra due universi, quello della personalità (con i suoi quattro corpi) e quello della monade, il microcosmo. Quando la scintilla divina è risvegliata dal tocco di Cristo, essa irradia un profondo desiderio di liberazione, esso è un Marchio impresso nel Sangue eterico.

Il Sangue dell’Agnello, la radiazione di Cristo, è l’unica chiave per la Salvezza dell’Anima.

Nell’Apocalisse leggiamo (citazione dall’edizione C.E.I):

<< 

1 E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli.

2 Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?».

3 Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo.

4 Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo.

5 Uno dei vegliardi mi disse: «Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli».

6 Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra.

7 E l’Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono.

8 E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. 9 Cantavano un canto nuovo:

«Tu sei degno di prendere il libro

e di aprirne i sigilli,

perché sei stato immolato

e hai riscattato per Dio con il tuo sangue

uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione

10 e li hai costituiti per il nostro Dio

un regno di sacerdoti

e regneranno sopra la terra».

11 Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia

12 e dicevano a gran voce:

«L’Agnello che fu immolato

è degno di ricevere potenza e ricchezza,

sapienza e forza,

onore, gloria e benedizione».

13 Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano:

«A Colui che siede sul trono e all’Agnello

lode, onore, gloria e potenza,

nei secoli dei secoli».

14 E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E i vegliardi si prostrarono in adorazione. >>

Solo grazie al sacrificio che la radiazione di Cristo compie, soccorrendoci nel nostro stato di caduta, è possibile penetrare i misteri della Trasfigurazione. Questo sacrificio d’amore del Cristo, che si rinnova ad ogni istante, racchiude una forze che è anche una promessa:

A coloro che lo accettano da il potere di “ridivenire figli di Dio”.

Quando un gruppo di tali uomini si forma in questa natura, possiamo vedere il risultato dell’operato della Forza di Cristo di cui nell’Apocalisse è detto:

<<hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra>>.

Chi ascolta il richiamo proveniente dal Cuore del proprio microcosmo, e presente nel proprio sangue come forza magnetica, un simile essere, non si accontenta di studiare teorie o dogmi sul divino, egli vuole provarlo dentro di sé e riconoscerlo attorno a sé. Un tale uomo o una tale donna comprendono sulla base di una esperienza concreta e non speculativa, ecco perché sono definiti Saggi e non sapienti.

“Non potendo resistere oltre al desiderio, pattuì con i marinai arabi che lo conducessero a Damcar per una certa somma di denaro.”

L’approdo ad una simile comunità è il risultato di una ricerca che al candidato sotto diversi aspetti è “costata”. Spesso la ricerca implica anche un certo dispendio economico, alcuni per esempio fanno viaggi verso terre lontane o pagano costosi seminari etc… La Fama, però, non  parla di solo denaro, essa allude anche al costo in termini di tempo, dedizione, studio, delusioni etc..

“Al suo arrivo in quella città, aveva solo sedici anni ma possedeva già una forte costituzione tedesca.”

L’età di C.R.C, 16 anni, vuole essere una indicazione di uno stato d’essere ben preciso. Applicando la Riduzione Teosofica alla cifra 16 otteniamo il numero 7 (שבעה in ebraico) che indica la perfezione.

Cosa indica la costituzione tedesca?

Il popolo tedesco ha un profondo sentimento religioso. Si noti che la riforma partì da Lutero, che fu spinto ad innescarla come reazione del proprio senso religioso, urtato dalle azioni della chiesa cattolica del suo tempo.

Questa frase della Fama, suggerisce che C.R.C. possedeva un senso religioso perfezionato, superiore a quello comune, per nulla simile a quello auspicato dalle religioni naturali.

Questo è anche lo stato ideale per il candidato che desidera percorrere il cammino di liberazione. Il comune senso religioso non gli è più sufficiente, egli desidera qualcosa di più e infondo sa o presente che questo “qualcosa di più” esiste.

Prima, però di fare l’esperienza di questa diversa religiosità è probabilmente passato attraverso varie delusioni, ricevute a causa dell’approccio religioso naturale.

Tutte queste delusioni lo hanno portato a perfezionare il suo senso religioso.

“Come testimoniò lui stesso, i saggi lo accolsero non già come uno straniero, ma come qualcuno da molto tempo atteso.”

La comunità di coloro che sulla base del tocco della Gnosi, nella scintilla divina, hanno intrapreso un cammino di resa di sé al divino, coloro la cui comprensione è frutto di una diretta esperienza, accolgono sempre i cercatori di verità non come stranieri ma come fratelli nuovamente ritrovati.

Tali Saggi, lavorano alacremente al fine di ritrovare tutte le scintille della luce disperse nella materia ed ogni scintilla che si riunisce nuovamente alla comunità è un fratello “da tanto tempo atteso”.

“Lo chiamarono anche per nome e gli indicarono altri segreti del suo convento, cosa di cui non finiva di stupirsi.”

Il nome, nella tradizione ebraica, nasconde in sé l’essenza della cosa nominata.

I Saggi dimostrarono di conoscere la sua vera essenza. Chi ha imparato a conoscere veramente sé stesso, conosce per questo anche gli altri.

I Saggi, ovvero coloro che hanno provato interiormente il tocco di Cristo e vi hanno reagito positivamente, hanno imparato a riconoscere i moventi dell’io e a distinguerli dal desiderio dell’Altro in noi. Essi sono consapevoli della nobile origine del microcosmo e dell’essenza caduca dell’io.

Una tale comunità ha per scopo di aiutare il candidato ad orientarsi sulla divino in sé, offrendogli un insegnamento grazie al quale egli stesso sarà in grado di giungere, se reagirà positivamente al tocco di Cristo, ad una consapevolezza capace di distinguere le due nature compresenti in sé stesso.

Un convento è un luogo di studio e di preghiera.

L’immagine del “convento”, in questo contesto, rappresenta quanto il candidato ha sperimentato o ha studiato nella sua fase di ricerca (religiosa, filosofica etc…) prima di approdare ad una simile comunità.

I membri di una tale Scuola, per offrire al candidato il puro insegnamento della liberazione,gli mostrano la testimonianza dell’insegnamento stesso contenuta nelle Sacre Scritture di tutti i tempi e negli scritti di coloro che hanno vissuto una simile esperienza interiore (siano essi Filosofi, Religiosi etc…).

Alla luce di un simile insegnamento, le Sacre Scritture o gli Scritti di Platone (per esempio), acquisiscono una tutt’altra profondità. Questo fatto non smette mai di stupire e di riempie di riconoscenza verso Dio. 

 

Buon cammino!

 

In appendice qualche altra breve nota cabalistica:

 

Dam

d4, porta

m40, acque

md Quindi il sangue racchiude l’immagine di “un acqua che è in e una porta”. Il cui valore numerico è 44, da cui 8

Ca

k 20, cavità o palmo della mano # significa “Pianta” del piede.

q 100, scimmia o cruna dell’ago

j 8, steccato o recinto

R

r 200, capo o testa

 

rk220, da cui 4, la cui immagine è una cavità che accoglie quanto giunge dal capo, ovvero da colui che guida. È l’immagine della capacità d’accogliere in se la guida di Cristo, l’Agnello.rkmd44+220=264 da cui 12.  L’immagine dei Dodici Eoni dello Zodiaco divino, dal cui cuore promana la radiazione cristica “un acqua che è in e una porta”, accolta dal candidato, nel proprio cuore, come guida del suo cammino.

rq100 + 200 = 300 numero che corrisponde alla Shinvche è una nelle tre lettere madri e simboleggia il fuoco. Questa lettera posta al centro del tetragrammahwhylo muta in uno dei modi di scrivere in ebraico il nome di Gesù  hwvhy.  In questo caso  rqè l’immagine dello stretto cammino la “cruna di un ago”, che l’iniziato compie affinché la forza di Cristo possa afferrare il suo essere fin nella sua materialità, la “scimmia”. Cammino possibile solo mediante un progressivo distacco dalla schiavitù dell’emotività. rqmdè qui l’immagine della forza riversata a sostegno di questo cammino, forza che deve trasformare fin nel sangue la “scimmia” ovvero la personalità materiale dell’iniziato; In una parola deve Trasfigurarla.

rj 8+200 = 208 da cui 10 e quindi 1. Questa è l’immagine del “recinto” del “capo”, ovvero del campo del Padre, l’1 per eccellenza. Simbolo di uno spazio protetto entro il quale il Padre può proteggere il proprio gregge.  rjmd è qui l’immagine della nobile forza di Cristo, ricordiamo che nella Lingua Sacra Gesù è definito il Buon Pastore, con la quale è possibile al Padre accudire il proprio gregge.

 

Bibliografia:

      Brown Drive Brix (Biblical Hebrew Lexixon) Oxford press

      La Lingua Ebraica Restituita, A. Fabre d’Olivet – Arché – Edizioni PiZeta

      La Sacra Bibbia – Edizioni C.E.I.

      Le lettere, strada di vita . Annik de Souzanelle – Servitium

 

Set 8, 2010 - Fama Fraternitatis Rosae Crucis 1614    Commenti disabilitati su C.R.C. E LA VIA DI DAMASCO

C.R.C. E LA VIA DI DAMASCO

RICORDIAMO SEMPRE CHE LA FAMA NON E’ UN RACCONTO STORICO DELLA VITA DI UN GIOVANE TEDESCO, MA L’IMMAGINE DI UN CAMMINO INIZIATICO OFFERTO DALLA FRATERNITA’ DELLA VITA AD OGNI SERIO CERCATORE.

 

“SEBBENE QUESTI (FRATELLO P.A.L) MORISSE A CIPRO, SENZA AVER, QUINDI, POTUTO VEDERE GERUSALEMME, NOSTRO FRATELLO C.R. NON PRESE LA VIA DEL RITORNO, MA SI IMBARCÒ PER RAGGIUNGERE DAMASCO, CON L’INTENZIONE DI PROSEGUIRE DI LÀ PER GERUSALEMME.

MA, INDISPOSTO, FU TRATTENUTO PER QUALCHE TEMPO E LÀ, ESERCITANDO LA MEDICINA DI CUI NON ERA SENZA QUALCHE NOZIONE, SI CONQUISTÒ IL FAVORE DEI TURCHI.”

 

IL BRANO APPENA CITATO DELLA FAMA FRATERNITATIS RICORDA IL RACCONTO DELLA FOLGORAZIONE DI SAULO (PAOLO DI TARSO) SULLA VIA DI DAMASCO. LEGGIAMO DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI CAP 9:

 

“…E DURANTE IL VIAGGIO, MENTRE SI AVVICINAVA A DAMASCO, AVVENNE CHE, D’IMPROVVISO, SFOLGORÒ INTORNO A LUI UNA LUCE DAL CIELO 4 E, CADUTO IN TERRA, UDÌ UNA VOCE CHE GLI DICEVA: «SAULO, SAULO, PERCHÉ MI PERSEGUITI?» 5 EGLI DOMANDÒ: «CHI SEI, SIGNORE?» E IL SIGNORE: «IO SONO GESÙ, CHE TU PERSEGUITI. 6 ÀLZATI, ENTRA NELLA CITTÀ E TI SARÀ DETTO CIÒ CHE DEVI FARE». 7 GLI UOMINI CHE FACEVANO IL VIAGGIO CON LUI RIMASERO STUPITI, PERCHÉ UDIVANO LA VOCE, MA NON VEDEVANO NESSUNO.”

 

IL FRATELLO C.R.C DOPO LA MORTE A CIPRO DEL FRATELLO P.A.L. È COSTRETTO A FERMARSI SULLA VIA DI DAMASCO. DEVE RENDERSI CONTO DI ESSERE MALATO.

 

LO SCOPO DELL’INIZIAZIONE È INTRAPRENDERE UN CAMMINO CHE PORTI ALLA TOTALE RIGENERAZIONE DELL’ESSERE DIVINO ORIGINALE.

 

PRIMA, PERÒ, DI CERCARE UN TALE CAMMINO, UNA TALE CURA DELLA MALATTIA FONDAMENTALE DELL’ESSERE UMANO, CI SI DEVE RENDERE CONTO DI ESSERE MALATI ED ASPIRARE ALLA GUARIGIONE.

 

SAULO RIMASE FOLGORATO “SULLA VIA DI DAMASCO”, DOVETTE COMPRENDERE CHE LA SUA VITA QUOTIDIANA ERA IN TOTALE OPPOSIZIONE A DIO. LO STATO D’ESSERE DI OGNI UOMO, CHE VIVE SOLO SECONDO LE NORME DI QUESTO MONDO, SULLA BASE DELL’EGOCENTRISMO, PERSEGUITA IL CRISTO IN SÉ.

 

EGLI PERSEGUITA IL CRISTO INTERIORE PERCHÉ QUESTI GLI RAMMENTA LO SCOPO DELLA SUA VITA, ARRENDERSI AL DIVINO.

 

L’EGO DEVE CEDERE IL SUO TRONO AL DIO IN SÉ.

 

L’EGO, PERÒ, NON HA NESSUNA INTENZIONE DI FARLO E QUINDI CERCA DI SOFFOCARE LA FLEBILE VOCE DELL’ATOMO DIVINO.

 

QUALCHE OSSERVAZIONE SU DAMASCO E SU QUALI INFLUENZE RICEVETTE: NELL’ANTICHITÀ DAMASCO SUBÌ UNA CERTA INFLUENZA EGIZIANA (MISTERI EGIZI). FU CONQUISTATA DAGLI ARABI (SUFISMO). NEL MEDIOEVO LA SUA PROSPERITÀ ECONOMICA FU DOVUTA AGLI SCAMBI COMMERCIALI CON LA PROVENZA, L’OCCITANIA (CATARI), E CON LE CITTÀ ITALIANE DI GENOVA (TEMPLARI), PISA (FEDELI D’AMORE) E VENEZIA (MASSONI, CABALISTI, ALCHIMISTI E ROSACROCE). DAMASCO RAPPRESENTA QUINDI IL PUNTO D’INCONTRO DELLE DIFFERENTI TRADIZIONI INIZIATICHE GIUNTE ASSIEME ALLE INVASIONI O AL COMMERCIO.

 

GRAZIE AL SUO CAMMINO DI RICERCA DELLA VERITA’ C.R. SI RENDE CONTO DI ESSERE MALATO, EGLI E’ COSTRETTO A FERMARSI. IN QUESTA SOSTA INTERIORE, IL CERCATORE DELLA VERITA’, SI DEDICA ALLA CURA DEGLI ALTRI, DESIDERA AIUTARLI A VEDERE CHE LA VITA HA UNO SCOPO BEN PIU’ ALTO DI QUELLO CHE NORMALMENTE SI CREDA. QUESTA CURA DEGLI ALTRI E’ ALLO STESSO TEMPO MEDICINA PER LA SUA ANIMA. TESTIMONIANDO CON LA SUA OPERA LA PROPRIA RICERCA, OTIENE LA FIDUCIA DELLE PERSONE CHE DESIDERA AIUTARE.

GIUNTO A QUESTO PUNTO LA CONVERGENZA DELLE TRADIZIONI NON E’ PIU’ LO SCOPO DEL VIAGGGIO, SEMMAI UN MEZZO. IL RACCONTO CI DICE CHE NELLA MENTE DI C.R.C DAMASCO LASCIA IL POSTO A DAMCAR, SPESSO CONFUSA CON LA STESSA DAMASCO.

 

DAMCAR RAPPRESENTA UNO NUOVO STATO D’ESSERE, CAPACE DI PENETRARE QUELLO CHE DAMASCO RAPPRESENTA E COGLIERNE I MERAVIGLIOSI TESORI. 

 

“UDÌ, PER CASO, PARLARE DEI SAGGI DI DAMCAR IN ARABIA, DEI PRODIGI CHE OPERAVANO E DELLA LORO PERFETTA CONOSCENZA DEI SEGRETI DELLA NATURA. L’ELEVATO E NOBILE INGEGNO DI FR. C.R.C. FU A TAL PUNTO STIMOLATO DA QUESTO, CHE GERUSALEMME CEDETTE IL POSTO, NEI SUOI PENSIERI, A DAMCAR.    NON POTENDO RESISTERE OLTRE AL DESIDERIO, PATTUÌ CON I MARINAI ARABI CHE LO CONDUCESSERO A DAMCAR PER UNA CERTA SOMMA DI DENARO. AL SUO ARRIVO IN QUELLA CITTÀ, AVEVA SOLO SEDICI ANNI MA POSSEDEVA GIÀ UNA FORTE COSTITUZIONE TEDESCA. COME TESTIMONIÒ LUI STESSO, I SAGGI LO ACCOLSERO NON GIÀ COME UNO STRANIERO, MA COME QUALCUNO DA MOLTO TEMPO ATTESO. LO CHIAMARONO ANCHE PER NOME E GLI INDICARONO ALTRI SEGRETI DEL SUO CONVENTO, COSA DI CUI NON FINIVA DI STUPIRSI. VI PERFEZIONÒ LA SUA CONOSCENZA DELL’ARABO, TANTO CHE GIÀ L’ANNO SEGUENTE TRADUSSE IN BUON LATINO IL “LIBER M”, CHE PORTÒ VIA CON SÉ. LÌ APPRESE LA FISICA E LA MATEMATICA;   E DI CIÒ IL MONDO AVREBBE POTUTO VERAMENTE RALLEGRARSI, SE AVESSE AVUTO PIÙ AMORE E MENO INVIDIA.”

 

PER GIUNGERE A DAMCAR DOVETTE PAGARE UNA CERTA SOMMA DI DENARO. C.R.C. DOVETTE RINUNCIARE A PARTE DELLE SUE RICCHEZZE MATERIALI, DOVETTE, COME DEL RESTO OGNI VERO CERCATORE ANCHE OGGI DEVE, INIZIARE UN CAMMINO DI RINUNCIA, DI RESA DI SÉ.

 

IL RACCONTO DICE CHE C.R.C. ARRIVÒ A DAMCAR ALL’ETÀ DI 16 ANNI, ETÀ IN CUI AVEVA “UNA FORTE COSTITUZIONE TEDESCA”.

 

ORA QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL NUMERO SEDICI.

INTERESSANTE NOTARE CHE LA LETTERE EBRAICHE  YOD E WAW SONO LA PRIMA E LA TERZA LETTERA DEL TETRAGRAMMA DIVINO (YOD HE WAW HE). YOD SIGNIFICA MANO ED HA VALORE 10 MENTRE WAW VUOL DIRE GANCIO ED HA VALORE 6. DALL’UNIA’ PROMANA LA VOLONTA’ DIVINA CHE FECONDA LA MATERIA PRIMORDIALE, L’OPERA DELLA MANO DI DIO; IL TERNARIO COSTITUISCE (IL GANCIO) IL MEZZO CON IL QUALE ENTRARE IN CONTATTO CON LA VOLONTA’ DEL LOGOS. SOMMATE ASSIEME DANNO VALORE 16.

 

SEMPRE A PROPOSITO DEL NUMERO 16 E’ INTERESSANTE NOTARE CHE NEL  RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO  IL SEDICESIMO GRADO È “PRINCIPE DI GERUSALEMME”. IL UN CATECHISMO DEL XVI° RECITA QUANTO SEGUE:

 

D: SIETE VOI PRINCIPE DI GERUSALEMME?

R: CONOSCO LA STRADA DI BABILONIA.

D: COME SIETE GIUNTO A QUESTO GRADO?

R: COL MIO ARDORE ED IL MIO ZELO.

D: CHE AVETE TROVATO NEL DESERTO?

R: PAZIENZA E SOTTOMISSIONE.

D: COSA VI HANNO INSEGNATO LE RIVE DEL MAR MORTO?

R: UMILTÀ E VENERAZIONE.

 

C.R.C., COME COLUI CHE CERCA IL VERO CAMMINO DELLA LIBERAZIONE, NON SI DIRIGE PIÙ VERSO GERUSALEMME (UNA GERUSALEMME MATERIALE), PERCHÉ NEL SUO VIAGGIO SCOPRE, FINALMENTE, IL DESERTO NELLA PROPRIA VITA.

 

IN UN TALE DESERTO SI RICONOSCE PER QUELLO CHE È.

 

NEL CATECHISMO DEL XVI° GRADO DEL R.S.A.A ALLA DOMANDA “SIETE VOI PRINCIPE DI GERUSALEMME?” IL POSTULANTE RISPONDE “CONOSCO LA STRADA DI BABILONIA”. LA LEGGENDA RACCONTA CHE ZOROBABELE SI RECO’, COME AMBASCIATORE DEL POPOLO D’ISRAELE, IN BABILONIA PER CHIEDERE L’AIUTO DI RE DARIO. IL POPOLO DI SAMARIA NON VOLEVA CONTRIBUIRE ALLA RIEDIFICAZIONE DEL TEMPIO AD OPERA DEGLI ISRAELITI, E FORNIRE QUANTO NECESSARIO AI SACRIFICI. RE DARIO SEGUENDO LE ORME DEL SUO PREDECESSORE RE CIRO APPOGGIO’ LA RICHIESTA DI ISRAELE ED OBBLIGO’ I SAMARITANI ALLA COLLABORAZIONE. IL TEMPIO DI DIO FU RIEDIFICATO GRAZIE ALLA PROTEZIONE DI UN SOVRANO DI RELIGIONE DIFFERENTE DA QUELLA DEGLI ISRAELITI. RE DARIO E’ L’EMBLEMA DELLA TOLLERANZA E DEL RISPETTO VERSO LE ALTRE CULTURE, DEL RESTO BABILONIA A QUEL TEMPO ERA UN PUNTO D’INCONTRO E DI CONFRONTO FRA DIVERSE CULTURE E RELIGIONI. LE RADICI DI QUELLA TERRA AFFONDANO NEI MISTERI CALDEI. I CALDEI ERANO UNA TRIBU DI ACCADI. UNA SPLENDIDA TESTIMONIANZA DELLA PROFONDA CONOSCENZA MISTERICA DI QUESTO POPOLO, E’ GIUNTA FINO A NOI SOTTO FORMA DI POEMA. SI TRATTA DELL’EPOPEA DI GILGAMESH.

CONOSCERE LA STADA DI BABILONIA SIGNIFICA, DUNQUE, CONOSCERE IL SENTIERO CHE PORTA ALLA PROFONDITA’ DEI MISTERI DI DIO.

   

IL PRINCIPE DI GERUSALEMME NEL DESERTO DELLA PROPRIA VITA APPRENDE LA PAZIENZA E LA SOTTOMISSIONE ALLE LEGGI DEL LOGOS ETERNO.

LA DOMANDA “COSA VI HANNO INSEGNATO LE RIVE DEL MAR MORTO? “ CI RIPORTA ALL’IMMAGINE DI UN MARE COSÌ SALATO CHE NESSUNA VITA È POSSIBILE, MA ANCHE ALLA COMUNITÀ DEGLI ESSENI CHE VI ABITAVA. LA REGOLA DEGLI ESSENI ERA MOLTO DURA ED ESIGEVA UN ALTO LIVELLO DI PUREZZA CORPORALE E MORALE. DI FATTO IL PRINCIPE DI GERUSALEMME VI IMPARA “UMILTÀ E VENERAZIONE”. VIRTÙ ALLA BASE DI UNA VERA “FORTE COSTITUZIONE” MORALE E RELIGIOSA.

 

C.R.C. A DAMCAR APPRESE L’ARABO E TRADUSSE IL LIBER M.

 

PER COSA STA LA LETTERA “M”?

 

POTREBBE STARE PER “MUNDI”, DA CUI LIBER MUNDI, MA ANCHE PER “MANICHEIOS” DA CUI LIBRO MANICHEO. LE DUE IPOTESI NON SI ESCLUDONO, ANZI SI RAFFORZANO VICENDEVOLMENTE. LA CORRENTE GNOSTICA MANICHEA POSSEDEVA UNA PROFONDA CONOSCENZA DEL MONDO E DELLE SUE LEGGI.

 

GLI ABITANTI DI DAMCAR AVEVANO UNA CERTA CONOSCENZA DEI SEGRETI DEL CONVENTO DI CUI FACEVA PARTE IL PADRE E FRATELLO C.R.C.

 

RICORDIAMO CHE LO STATO D’ESSERE RAPPRESENTATO DA DAMCAR CONSENTE DI PENETRARE NEI MISTERI DIVINI. A DAMCAR APPRESE ANCHE LA FISICA E LA MATEMATICA. IN QUESTA FASE DEL SUO CAMMINO, L’INIZIATO, DIVIENE COSCIENTE DELLE LEGGI ALLA BASE DELLA VITA, DELLE LEGGI CHE GOVERNANO QUESTO MONDO, MA ANCHE DELLE LEGGI DEL MONDO DIVINO.

 

IN C.R.C. L’ILLUSIONE DELLA GERUSALEMME TERRESTRE LASCIÒ IL POSTO AD UN OBIETTIVO INTERIORE REALE. LA SUA COSCIENZA VIDE CHIARAMENTE IL PROPRIO STATO D’ESSERE E COMPRESE LA DIREZIONE VERSO CUI DIRIGERSI, ACQUISENDO FORZA E RISOLUZIONE INTERIORI. LA NASCITA DI QUESTO STATO D’ESSERE E’AUSPICABILE IN TUTTI COLORO CHE DESIDERANO PERCORRERE IL CAMMINO DI RITORNO ALL ACASA DEL PADRE, IL CAMMINO DELLA COMPLETA RIGENERAZIONE DELL’UOMO ORIGINALE.

 

GLI ATTI DEGLI APOSTOLI AL CAP 9 CONTINUANO LA STORIA DELLA CONVERSIONE DI SAULO, COME SEGUE:

8 SAULO SI ALZÒ DA TERRA MA, APERTI GLI OCCHI, NON VEDEVA NULLA; E QUELLI, CONDUCENDOLO PER MANO, LO PORTARONO A DAMASCO, 9 DOVE RIMASE TRE GIORNI SENZA VEDERE E SENZA PRENDERE NÉ CIBO NÉ BEVANDA. 10 OR A DAMASCO C’ERA UN DISCEPOLO DI NOME ANANIA; E IL SIGNORE GLI DISSE IN VISIONE: «ANANIA!» EGLI RISPOSE: «ECCOMI, SIGNORE». 11 E IL SIGNORE A LUI: «ÀLZATI, VA’ NELLA STRADA CHIAMATA DIRITTA, E CERCA IN CASA DI GIUDA UNO DI TARSO CHIAMATO SAULO; POICHÉ ECCO, EGLI È IN PREGHIERA, 12 E HA VISTO IN VISIONE UN UOMO, CHIAMATO ANANIA, ENTRARE E IMPORGLI LE MANI PERCHÉ RICUPERI LA VISTA». ..

17 ALLORA ANANIA ANDÒ, ENTRÒ IN QUELLA CASA, GLI IMPOSE LE MANI E DISSE: «FRATELLO SAULO, IL SIGNORE, QUEL GESÙ CHE TI È APPARSO SULLA STRADA PER LA QUALE VENIVI, MI HA MANDATO PERCHÉ TU RIACQUISTI LA VISTA E SIA RIEMPITO DI SPIRITO SANTO». 18 IN QUELL’ISTANTE GLI CADDERO DAGLI OCCHI COME DELLE SQUAME, E RICUPERÒ LA VISTA; POI, ALZATOSI, FU BATTEZZATO. 19 E, DOPO AVER PRESO CIBO, GLI RITORNARONO LE FORZE. RIMASE ALCUNI GIORNI INSIEME AI DISCEPOLI CHE ERANO A DAMASCO, 20 E SI MISE SUBITO A PREDICARE NELLE SINAGOGHE CHE GESÙ È IL FIGLIO DI DIO.”

 

BUON CAMMINO!

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